In un convegno di settore non molto tempo fa, al cospetto di un nutrito pubblico, ho affermato nientedimeno che i gemmologi sono una categoria che spesso sconfina nel narcisismo. Che intendevo? Fuori da inopportune generalizzazioni, e col dovuto rispetto per una categoria in cui militano personalità eccellenti anche sotto il profilo umano, volevo dire che i gemmologi possono, anche inconsapevolmente, approdare a posizioni di autocompiacimento. Che non aiuta. Alla ricerca, che allarga gli orizzonti, si sostituisce la missione, che li riduce. Infatti qualche volta, nell’esercizio della loro professione, alcuni si vedono più che altro come sacerdoti investiti da una missione quasi esorcistica. Soli a combattere contro un demiurgo crudele che dissemina trappole ed inganni. Un demone che getta qui e lì al pubblico inesperto gemme ambigue e fuorvianti. Un diavolo tentatore che riempie le fessurazioni dei rubini. Sì, deve essere il diavolo. Il mondo del male, insomma, congiura perennemente contro i cavalieri solitari, gli instancabili arbitri dell’identificazione, i paladini delle certezze, che non possono far trapelare dubbi. Insomma il senso di una missione, che viene percepita quasi come quella di un giudice, porta alcuni gemmologi ad un isolamento individualista. Li convince che possono rispecchiarsi esclusivamente in un bagaglio tecnico da custodire con le gemme in cassaforte, lontano dagli altri. Non ci allarmiamo, questi arbitri solitari sono in buona compagnia. Molte figure professionali oggi sconfinano nell’autoreferenzialità. Anche gli enologi - in alcuni casi - mi danno l’idea di celebrare riti ispirati a singolari visioni massoniche. C’entrerà per caso un po’ anche la forza finanziaria delle cantine che giudicano? Il sapere oggi non è più di moda nell’accezione di arricchimento, di scambio, di dialettica. A me piaceva quel vecchio e classico concetto di conoscenza che comportava condivisione, sfumature, pluralità di visioni, multidisciplinarità, multilateralità e cooperazione. Le applicazioni di semplici procedure tecniche sono invece un rifugio ideale per chi non desidera mettersi in continue relazioni. Può esistere una conoscenza solitaria, fuori dalle società? Si, se ci si limita ad applicare meccanicamente un protocollo codificato come Tavole di Legge. Ma allora che conoscenza è? Alla conoscenza il narcisismo professionale preferisce dunque il know how, il principio costitutivo di un elitarismo inquietante che vuole imporre manuali applicativi piuttosto che ricorrere al metodo del confronto scientifico. Ecco perché gli eventi che mi piacciono non propongono certo la trasmissione acritica di nozioni dai conferenzieri-arbitri al pubblico impaurito e tenuto nella paura che il CVD sia troppo difficile da identificare al di fuori del grande rito tecnico officiato dai gemmologi. Gli incontri che ho in mente devono essere concepiti non certo per propagare e difendere un club ma piuttosto per incoraggiare gli appassionati, quelli incuriositi dai collegamenti insoliti, dal confronto tra più soggetti. Quelli che sanno tanto, assieme a quelli che sanno meno, quelli che sono consapevoli dei propri limiti. In occasione dello stesso incontro da cui ero partito, scambiando le ultime chiacchiere prima del treno, provai a chiamare quello che avevo in mente “gemmologia per ribelli”. Dove i ribelli sono quelli che si appassionano a tutto, entrando in relazioni con tutti, e accumulano dati piuttosto che giudizi. Beh, datemi torto e chiamatemi involuto, approssimativo, visionario, contraddittorio, anticonformista, utopista, ignorante, quello che vi pare. Ma non azzardatevi a dire che io copi le mie idee da qualcun altro. |
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Settembre 2019
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