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Motivi per cui vale la pena comprarsi le pietre viaggiando e non farsele mandare da Amazon

31/10/2018

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Non necessariamente in ordine di importanza.
 
Motivo 1. Missili che ti sparano via dalle piccole cose quotidiane

Non ho mai considerato gli aerei dei normali mezzi di trasporto, quanto delle prodigiose macchine in grado di modificare il tuo stato mentale. Quando c’entri sei una cosa, hai ancora il frastuono e la fretta dei preparativi, l’angoscia di aver dimenticato qualche lista, qualche campione o l’idropulsore. Quando esci, sei altro. Le miglia ti hanno polverizzato le tensioni e procedi senza più paure. Bisogna sapersene andare. Morire sarà un po’ così?
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Motivo 2. Il teatro delle trattative

Una delle più disastrose conseguenze di comprare le pietre (e tutte le altre cose) su Amazon (e su tutte le altre piattaforme) è che diventi un cliente cieco, non puoi guardare la forfora sul colletto dei venditori, le rughe che tradiscono l’ansia. Devi perderti per sempre quelle belle facce da schiaffi che ti vogliono subito fare fesso, quelle maschere, quei ragionamenti infondati, quella cazzimma nascosta agli altri ma visibile al napoletano. Oppure la soddisfazione dell’accordo basato su un compromesso onorevole. Ti tolgono lo status di negoziatore indipendente della libera repubblica di te stesso.
 
Motivo 3. Conoscere gente assurda
 
Cioè quel giulivo brasiliano che una domenica mi portò in giro per mezzo stato di Minas e il lunedì quando mi aveva convinto ad andare a prendere le acquemarine da lui, scomparve nel nulla. Oppure quel brutto ceffo che mi portò in una barchetta su un’isola dove c’era una pearl farm e mi propose un gentlemen agreement immediato ma dovevo portargli sull’isolotto entro la serata 30.000 dollari. Oppure quel poderoso jefe colombiano che mi obbligò a scolarmi una cassetta di birre mentre mi sfidava (ridicolizzandomi) con delle specie di bocce che esplodevano quando le colpivi. Un leghista feroce che nel 1996 mi insultava in aereo verso il Sichuan e che poi si ubriacò con me a Chengdu perché non poteva capire il menu, era tutto in cinese, e io ordinavo portando i camerieri col naso nei piatti degli altri. Naufragammo tra enormi quantità di zampe di gallina. Non c’era altro da fare se non bere brandy.
 
Motivo 4. Gli effetti sorpresa delle cose inaspettate

Per esempio le scimmie di Jaipur. Non esiste una volta in cui, beffarde, non siano comparse sui tetti. Tu con lo sguardo sugli angoli degli smeraldi e loro che si tuffano dalle terrazze. Interpretano come liane i cavi elettrici, baronesse rampanti con il capriccio di essere loro a colonizzare te, dalla città ricavano una giungla. L’improvvisa apparizione degli adoratori di un topo albino. Oppure i temporali monsonici, tiepidi e violenti, che obbligano a chiudere le carpette. Le inondazioni di sole diventano lingue di penombra. In un incanto in cui spariscono gli uomini, e le cose vengono risucchiate in un vortice, che cosa significa più un oggetto prezioso?
 
Motivo 5. La sciattezza pigra degli impiegati aeroportuali, quando si torna
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“Quello era daaa Lazio... glie faccio... sta artr’anno se ne vanno in serie B...Aoh ma io stavo de turno mercoledì...” Bar subito un po’ nevrotici, impiegati seccati, camerieri pigri, rivendicazioni e torti subiti. Benvenuti in Italia. For the better for the worse, it’s your country.

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Motivo 6. Il tuo gatto che finge di non ricordare chi sei

Il tuo gatto non vorrebbe tutta questa vita, questo dinamismo futurista di aviatori con le prospettive rovesciate viste dall’alto. Perché lasci il terrazzo e le federe? Non ti basta dormire, inseguire le ombre o le lucertole? Invece no, gli apici centrati, le faccette che si devono incontrare bene... E così quando torno per un po’ non si struscia ma passa severo tra le valigie che esplodono di odori drammatici ed esotici.
 
Motivo 7. Aprire le carpette in Italia

Il rito dell’apertura delle carpette con le pietre che hai comprato qui e lì nel mondo viene officiato da vestali austere e sacerdotesse inflessibili che ti dicono cose del tipo: “Ma hai trovato solo queste?”, oppure “Sono troppo incluse!” Tu, per propiziare il loro benigno gradimento, resti in un angolo della scrivania a salmodiare tante orazioni quanti sono i dollari che hai speso.
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Motivo 8. Il rimorso per le pietre perdute

Il rimorso è il più facile dei sentimenti. È davvero alla portata di chiunque, basta non avere le cose che desideri. Inoltre se non sei veloce - o se non offri abbastanza - le pietre non te le danno e questo davvero ti facilita il compito di recriminare. E alla fine puoi scoprire il concetto sanscrito di aparigraha, il non fare del possesso una ragione di vita. Ti vendono l’aparigraha su Amazon?
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Motivo 9. Vedere il mondo cambiare, perdere cose cui sei abituato
Per comprarti le tue pietre non devi semplicemente viaggiare, piuttosto devi imparare la difficile arte di tornare negli stessi luoghi. Non ti puoi aspettare sorprese tutte le volte, ma puoi verificare, sconcertarti o assaporare i cambiamenti veloci, i grattacieli dove non c’era nulla. E i cambiamenti lenti, la chiusura di una cafeteria dove andavi da sempre, la sedia vuota dove stava il vecchietto. Devi imparare che non puoi opporti sempre alle cose che scorrono.
 
Motivo 10. La felicità di quando arriva il sì del venditore

​Caspita, allora ce l’ho fatta... È eccitante, come quando quella ragazza ti fece capire che le piacevi. Era impensabile e adesso è fatta. Ma aspetta... non è che ha acconsentito troppo presto? Non è che i rubini sono troppi? Non è che poi che questi Ceylon in Italia mi diventano troppo scuri? Forse potevo aspettare prima di aumentare l’offerta. Forse quell’altro lotto era più conveniente... forse quell’altra era più carina. E poi miracolosamente, nel quieto ronzare dell’aereo che ti riporta a casa, nella tua mente tutte le pietre diventano bellissime. Non sai come andrà a finire ma parafrasando le ultime parole di un bel film brasiliano, “Tenho saudade de meus viajens, tenho saudade de tudo”.
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