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Se non sono pietre ci rassomigliano. Non può esistere in gioielleria un bando ai materiali alternativi.

1/6/2016

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Per un certo periodo, una ventina d'anni fa, sembrava che i minerali ed i cristalli non bastassero più.

Le tendenze radicali imponevano colori, resistenze, durevolezze, duttilità che i materiali del sottosuolo non potevano garantire. E gli smalti non erano più di moda.

B.zero1 di Bulgari. La svolta tecnologica, un materiale povero nel lusso.
Il punto di svolta è stato probabilmente il celebre anello B.zero1 di Bulgari che agli albori del nuovo millennio introduce un nuovo paradigma stilistico capace di reinterpretare il tradizionale motivo iconico della spirale e dei segmenti (esemplificati dall'intramontabile tubogas) con una varietà di soluzioni tra cui materiali tecnologicamente innovativi per ottenere il bianco, il nero ed il bronzo in sezioni curve sottilissime. Merito della ceramica sintetizzata.
Alla ricerca della geometria oltre i metalli.
Il riuscito tubogas  prendeva spunto da una particolare tipologia di tubazioni flessibili che era utilizzata durante il XIX secolo per trasportare il gas oppure per le pompe di benzina. Era un tipo di innovazione che riguardava solo la tecnologia metallurgica. Il B.zero1 modifica per sempre la concezione dell'inserto prezioso. Ma secondo me non in concorrenza, ma a sostegno dei  materiali più tradizionali e di una ricerca di stile.

Il ricorso  di un grande brand a ceramiche sintetizzate fece notizia. Per le fazioni più conservatrici dei miei colleghi i nuovi materiali non sarebbero stati consacrati automaticamente preziosi per il solo prestigio del marchio. Al massimo avrebbero rappresentato una specie di divertissement destinato a ridimensionarsi.
Serve colore, e serve pure resistente.
Ma le ragioni della scelta erano più profonde. Un ragionamento lapidario classico sconsiglia di assecondare la pretesa di ottenere degli anelli completamente in pietra. Tecnicamente si possono realizzare ma così sottili sono troppo fragili. La ceramica sinterizzata può essere una soluzione perché sposa resistenza a minimi spessori in una composizione cromatica infinita.

A little help from my friend titanium
Inoltre a ben vedere l'elemento pietra non è stato abbandonato dalla linea B.zero1. Infatti Bulgari nel 2012 è riuscito a trovare una soluzione tecnologicamente efficace che in sostanza solidifica sezioni molto sottili ad esempio di lapis tagliati ad anelli con uno strato sottostante realizzato in leghe metalliche leggere (titanio) e straordinariamente resistenti. Provate a scaraventare sul muro un anello di questo tipo: rimbalza come una pallina da ping-pong.

Le declinazioni del B.zero1 con pietre naturali oltre al lapis hanno presentato ancora altre novità, i marmi. Queste rocce, utilizzate a partire dal Rinascimento proprio a Roma e a Firenze per lavori di intarsio su oggettistica ed arredamento,non erano mai state impiegate diffusamente in gioielleria. Ora però l'ingegnoso inserto in titanio le rende stabili.
Così fan tutti, l'importante è cominciare
Nell'ultimo decennio l'utilizzo di ceramiche sintetizzate si è molto diffuso in gioielleria. Alcuni realizzazioni di Tiffany (anello Cutout) e Cartier (il mitico Trinity ricorre alla ceramica nera) ne decretano il definitivo sdoganamento nel ramo di lusso.
​Quali sono i materiali innovativi? Quelli che significano.
Nella tecnologia dei manufatti della vita quotidiana così come in quella per la produzione artistica i nuovi materiali si sono sempre imposti sui precedenti se rispondevano meglio alle esigenze costruttive di volta in volta  necessarie. Bronzo e ferro addirittura hanno segnato ere della civiltà proprie per la portata rivoluzionaria delle nuove possibilità che consentivano. L'avanguardia artistica del novecento come ci mostra Alberto Burri non esita a ricorrere provocatoriamente a roba di scarto. I sacchi di juta bruciati e logori. La materia del sacco è qualità pittorica e cromatica di per sé stessa.
 
Il valore in senso creativo ed artistico deve dunque riferirsi non tanto e non solo alla preziosità del diamante e dell'oro ma alla capacità di trasmettere un significato estetico con chiarezza e precisione, ora al pubblico spettatore ed ora - ma in fondo siamo sempre  noi, siamo tutta la gente - ai consumatori.
È sempre stato così. Guardate gli anelli greco-romani con quelle bellissime paste vitree.​

Il limitato accesso a tutte le gemme che oggi alimentano la nostra tavolozza non fermò l'ammirevole creatività dei nostri antenati. Non si persero d'animo e presero a incastonare verdi, rossi, gialli, lilla presi dal bel vetro colorato. La Corona Ferrea Longobarda non si vergogna degli innesti in pasta vitrea tra le sue pietre naturali.
Anelli scultura in ceramica di
Aneta Regel
La corona ferrea del Duomo di Monza
Ceramica a ruota libera. Dalle stelle alle stalle. Povera resina.​

Potrà apparire blasfemo accostare la resina, il legno, la ceramica  agli esempi così nobili dei brand. O alla storia dell'arte medievale e contemporanea. Ma il concetto è lo stesso. Con le resine ed i polimeri si possono creare gioielli con pari creatività. Qui però non mi interessa il solco del confine  bijou/gioiello. Guardate un po', è una collezione americana venduta online. Resina, legno e cera d'api disegnano con casualità  paesaggi fiabeschi.
Anelli della serie My Secret Wood
La ceramica degli anelli di questa scultrice che ha base a Londra non so neanche se sia sintetizzata ed in grado di sostenere sollecitazioni. Non è più questo il punto. Il significato più interessante per me rappresenta un po' un punto di arrivo. Io noto che la ceramica - ma me lo dice pure l'artista con chiarezza in una sua dichiarazione - vuole fare il percorso inverso e cioè imitare il materiale nativo, quello che non si ritiene utile in natura. Corallo e zolfo mi sembrano riemergere allo stato grezzo in questi anelli scultura. Cosa curiosa: imito quello che la natura mi concede in abbondanza e cioè la materia prima grezza, imito quello che mi avevano detto avere poco valore

Paolo Minieri

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