È il momento della Grandidierite. Non tutti sanno cos'è. Si tratta di un minerale - formula chimica (Mg,Fe2+) (Al,Fe3+)3(SiO4)(BO3)O2 - che prende il nome dal naturalista ed esploratore francese Alfred Grandidier, il primo che agli albori dello scorso secolo ne studiò le caratteristiche e l'identificò. Fino a qualche anno fa era annoverato tra i più rari e cari esistenti nel panorama delle gemme. Il prestigioso magazine "Forbes" addirittura lo inserisce al terzo posto delle gemme più care al mondo, dopo il diamante rosso e la Taaffeite, con una valutazione di circa $20.000 al carato. La scoperta di un nuovo giacimento nel sud del Madagascar vicino al villaggio di Tranomaro, con conseguente immissione sul mercato di un'interessante quantità di materiale, ha permesso un cospicuo ridimensionamento dei prezzi all'ingrosso di tale gemma. Il dilemma è il solito: questa nuova miniera non avrà riserve infinite. Quando scarseggerà di nuovo quale sarà il prezzo di tale minerale? Si troveranno altri giacimenti che possano sopperire ad un eventuale esaurimento delle scorte? Considerando che, al momento, il mercato offre questo minerale a un prezzo abbordabile perché non sfruttare l'occasione di conoscere più da vicino questa gemma dalle caratteristiche più uniche che rare? Ben 18 campioni sono stati analizzati dal nostro laboratorio. Si tratta di un lotto dal peso complessivo di 38.94 ct che comprende esemplari di dimensioni ridotte (la più piccola pesa 0.68 ct) fino a raggiungere carature interessanti come 5.78 ct e 6.64 ct. Dopo aver effettuato i rilievi di routine, si è passati a rilevare i dati relativi a questo borosilicato di alluminio e magnesio appartenente al sistema cristallino Ortorombico. La Grandidierite è una pietra biassica con indice di rifrazione compreso tra i 1.575 ai 1.635 con una forte birifrangenza che varia tra i 0.033 ai 0.040, densità compresa tra 2.88 ai 3.00 g\cm3, discreta la durezza 7,5 della scala di Mohs che la rende utilizzabile nella gioielleria, anche se la presenza di netti piani di sfaldatura la rendono difficile da tagliare, spesso condizionandone bellezza, dimensioni e forma. In apparenza questa pietra si presenta di una colorazione dal blu/verdognolo (il blu è conferito dalla presenza di Ferro) dal traslucido al trasparente, con lustro vitreo presentando un tricroismo dal medio al forte e dall'azzurro-grigiastro/verde, blu-verdastro/incolore-giallo molto tenue. Anche le pietre più cristalline non sono quasi mai prive di inclusioni e fessurazioni (spesso affioranti). Risulta essere inerte ai raggi UV sia a 365 che a 253nm. La natura metamorfica legata all'esposizione delle rocce ad alta temperatura e bassa pressione fa sì che la Grandidierite si ritrovi in rocce alogene ricche di boro spesso associata al quarzo, ma anche a diopside, sinhalite e tormalina. Proprio l'esplorazione di zone minerarie alla ricerca di tormalina e in particolare dell’introvabile "Tormalina Paraiba" ha attirato l'attenzione su grezzi di Grandidierite dal colore simile. Abbiamo in seguito proceduto ad una analisi microscopica, in cui è possibile notare degli ossidi in fratture risanate. Successivamente abbiamo effettuato delle rilevazioni con spettrofotometria a fotoluminescenza Raman. Questi i principali picchi riscontrati in fotoluminescenza: 4258 cm-1 4.270 cm-1 4.320 cm-1 4.325 cm-1 4.392 cm-1 4.426 cm-1 4.463 cm-1 4 .524 cm-1 4.554 cm-1 4.610 cm-1 I grafici seguenti rappresentano i picchi Raman. In conclusione, la grandidierite in questa fase di mercato non è più un materiale di difficilissimo reperimento. Si registra da qualche mese una migliorata disponibilità che rende possibile l’acquisizione in gioielleria, oltre che nel complesso mercato del collezionismo dei minerali rari. Durerà questa tendenza? Senza una palla di vetro riteniamo che forse è il momento opportuno per avvicinarsi alla grandidierite. I costi sono infatti abbordabili e difficilmente potranno toccare picchi ancora minori. |
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Maggio 2019
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