Che cosa c'è dietro la dirompente diffusione dei diamanti neri in gioielleria? In primo luogo la necessità di allargare la tavolozza offerta dalle gemme ai creativi della moda con un elemento cromatico essenziale. Il nero, relativamente nuovo nel gioiello, è infatti il colore dell'eleganza, della sobrietà, del vestito classico, d'obbligo per eventi serali. Il mercato inoltre da tempo insegue gemme che possano essere indossabili anche da un pubblico maschile e che abbiano un dna nobile e prezioso. Era già venuto il momento di popolarità dei diamanti di tinte quali il rosa, il giallo, l'arancio, il verde ed altre (il cui colore si deve, quando naturali, a deformazioni della struttura cristallina o alla presenza di atomi quali ad esempio il boro e l'azoto che si sostituiscono al carbonio). Alcuni diamanti fancy naturali in colorazioni attraenti I diamanti neri possono essere naturali o, molto spesso, possono aver subito un trattamento. Fatto sta che negli ultimi 15 anni sono letteralmente decollati in gioielleria anche di alta finitura. I diamanti neri naturali generalmente policristallini (aggregazione di milioni di piccoli cristalli) devono la loro colorazione anche a inclusioni di minerali quali magnetite, ematite e ferro nativo e sono utilizzati dall'antichità. Proprio la netta rete di inclusioni naturali spesso affioranti conferisce loro poco lustro in superficie e provoca una grande difficoltà al tagliatore. I diamanti neri naturali hanno resa bassa al taglio e dunque non sono stati storicamente idonei a soddisfare la richiesta. La forte domanda del mercato ha fatto ricorso allora a diamanti molto fratturati, dai colori meno definiti. Questi, dopo un trattamento di alta temperatura e bassa pressione che conduce alla grafitizzazione delle fratture (da qui il colore nero ben definito), costituiscono la maggior parte dei diamanti neri presenti sul mercato. Più raro il trattamento per irradiamento artificiale che è più caro del precedente, non può utilizzare grezzo molto economico e presenta spesso delle zonature di colore verdastro. Le gemme trattate si presenteranno comunque con politura molto migliore e più adatti all'incastonatura. Chi volesse verificare un gioiello con un diamante nero ha comunque a disposizione validi strumenti per individuare l'eventuale trattamento. L'indagine al microscopio lo svelerà se i margini delle faccette appaiano bruni o se vi si accertino macchie sulla tavola con colore disomogeneo. Un laboratorio gemmologico attrezzato determinerà comunque l'origine naturale dalle proprietà magnetiche delle inclusioni. Può essere di aiuto un comune tester per la moissanite, basato sulla conducibilità elettrica che nei diamanti neri trattati è differente da quella dei naturali. In effetti cubic zirconia e moissaniti sono comuni imitazioni del diamante nero per le quali sostanzialmente valgono gli stessi criteri di identificazione utilizzati per i loro omologhi incolori. Altre pietre nere che si trovano in gioielleria e che potrebbero essere scambiate col diamante sono il granato melanite del gruppo dell'andradite (lo stesso del demantoide), la tormalina nera, lo spinello nero ed il corindone nero, tutti materiali disponibili a prezzi molto accessibili. Ma quanto vale il diamante nero? La difficoltà di lavorazione non spinge esageratamente in alto, come ci si aspetterebbe, quello naturale, mentre la necessità di offrire un prodotto che sia di pari livello del prestigioso omologo incolore aumenta l'incidenza dei costi di taglio e di finitura di quello trattato. Le quotazioni sono comunque sempre molto più basse dei diamanti incolori, più simili a quelle delle pietre di colore (rubini, zaffiri e smeraldi) con taglio a brillante tondo. Infine, come si addice alle gemme col sangue blu, un poco di leggenda non guasta. Il superbo diamante nero Orlov di circa 67 carati, detto anche occhio di Brama perché ritenuto rubato da un monastero indiano , pare induca gli sfortunati possessori a trovare la morte gettandosi da grattacieli o palazzi nobiliari. Un certo Paris dopo averlo venduto si lanciò nel vuoto dalla Fifth Avenue di New York, sorte condivisa da due principesse russe suicide a Roma nel dopoguerra per simile, misterioso tuffo dal balcone. ![]()
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Maggio 2019
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