Compaiono in vendita su Amazon.com, colosso americano dell’e-commerce, i primi diamanti sintetici, la cui formazione è stata ricreata in laboratorio. A fare il primo passo è stata, a giugno, l’olandese House of Eléonore, marchio già noto nel settore per aver puntato la propria comunicazione sui temi etici. È stata presentata dalla casa la collezione “Paradise”, in collaborazione con Amazon Fashion US. “Paradise”, collezione ispirata dall’isola tropicale di Papua Nuova Guinea, è composta da 29 pezzi: tutti diamanti sintetici blu, rosa, gialli ed arancioni incastonati in oro 18 carati certificato da Fairtrade. Questi gioielli sono stati messi in vendita sulla famosa piattaforma e-commerce a cifre che variano dai 550 dollari ai 9990 dollari per il pezzo più prezioso. Non è la prima volta che il marchio olandese propone online una sua collezione in pietre sintetiche: era già successo nel 2013, quando la collezione “Rebel Chique” fu venduta nel sito ufficiale. La collaborazione con Amazon Fashion Us, spiega Bernd Damme, il fondatore di House of Eléonore, rispecchia la tendenza ad introdurre sul mercato online il binomio etico-sintetico assecondando una richiesta più recente da parte del mercato statunitense e dei nuovi consumatori delle fasce più giovani. House of Eléonore punta molto sulla presunta sostenibilità ambientale propiziata dal materiale creato in laboratorio. Inoltre si avvale, in ossequio alle qualità più convenzionali, della collaborazione della storica compagnia diamantifera Royal Asscher, che detiene il 51% delle quote societarie e conosciuta per il taglio del più grande diamante al mondo, il Cullinan.
La collaborazione conferma quanto un colosso del settore come Amazon trovi strategico puntare sui diamanti sintetici e quanto creda nel successo commerciale di questa iniziativa. L’azienda non avrà fatto questa scelta per caso, sia in termini di semplificazione distributiva che di appeal e non è nuova ad iniziative di promozione del diamante etico: già da tempo è presente su Amazon India una corposa sezione dedicata ai diamanti conflict-free. Recentemente anche un big dell’industria cinematografica come Leonardo Di Caprio aveva annunciato grossi investimenti nell’industria sintetica di produzione del diamante, finanziando la startup Diamond Foundry. In quel caso, tuttavia, le argomentazioni detrattive del diamante naturale, paragonato alle pellicce ed accusato indiscriminatamente di propiziare condizioni di insostenibilità ambientale o di alimentare conflitti etnici, ha causato numerose reazioni negative, tra cui quella di Martin Rapaport. Fonti: Israelidiamond.co.il NationalJeweler.com |
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Maggio 2019
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