Pensavamo fosse una rivista settoriale, di nicchia. Ci siamo resi conto che dietro non c’è solo un gruppo di persone, ma un’intera categoria di gioiellieri e orafi appassionati, molti di più di quelli che ci si aspettava. La Rivista Italiana di Gemmologia nasce grazie ad un impegno finanziario oneroso, sopportato dal gruppo Trasparenze, e gestita in particolare da GemTech, nel suo spirito associazionistico no profit, rispondendo a un’esigenza di responsabilità sociale, con l’obiettivo di rendere accessibili tutti gli sviluppi del mondo del gioiello e le insidie che si nascondono oggi con i trattamenti. Quasi duemila copie sono già state distribuite a copertura quasi integrale di tutto il territorio nazionale, in vista dell’internazionalizzazione che partirà dal prossimo numero. Articoli realizzati da studiosi e gemmologi di fama internazionale, analisi tecniche di laboratorio, recensioni delle più interessanti novità editoriali relative alle pietre preziose. Tutto questo ha trovato spazio nella rivista ed è stato particolarmente apprezzato da un pubblico variegato: non soltanto gemmologi ed operatori del settore, ma anche appassionati e studiosi di mineralogia. Una contaminazione resa possibile grazie al diverso taglio dei vari articoli, abili ad esprimere le diverse sfaccettature del nostro settore. Un impegno e una passione che proseguiremo, con rinnovato entusiasmo, nei prossimi numeri. Molto favorevole anche l’accoglienza che ricevuta in Nord America. Durante la sua permanenza a Tucson (Arizona) per il Gem & Mineral Show, il nostro Alberto Scarani ha avuto la possibilità di consegnare la Rivista Italiana di Gemmologia ad alcune tra le personalità più influenti della gemmologia mondiale. Ringraziamo questi grandi personaggi che con nostro enorme piacere hanno gradito il nostro lavoro e ci hanno accolto con benevola considerazione. In questo numero: "Opali Etiopi. Fatti, favole e paure" di Jeffery Bergman, "Tecniche spettroscopiche e spettrofotometriche" di Alberto Scarani, "Zultanite, l'affascinante diasporo cangiante proveniente dalla Turchia" di Michele Macrì, "Esame e identificazione dell'origine sintetica dei diamanti" di Branko Deljanin, insieme alle recensioni di "Gemstones, Terra Connoisseur" di Vladyslav Y. Yavorskyy e di "Ruby & Sapphire. A gemologist's guide" di Richard W. Hughes. Puoi richiedere la rivista compilando il modulo apposito. Non dimenticare di seguire anche la pagina Facebook della Rivista Italiana di Gemmologia. Un cliente è venuto nei nostri laboratori portando con sé uno zaffiro taglio ovale del peso di 2,34 carati. Nel mostrare la gemma ci raccontava che era una vecchia pietra dimenticata in cassaforte. Riteneva che il suo zaffiro non fosse una bella gemma, limitandosi a chiederci una semplice valutazione visto che il peso era comunque interessante. In effetti, già a occhio nudo la pietra presentava non pochi difetti: scarsa lucentezza, punti di scheggiatura su corona, evidenti inclusioni, faccette non pulite e un padiglione con apice decentrato (vedi foto). Foto dello zaffiro prima del taglio. Da notare i difetti della pietra. Scarsa lucentezza, punti di scheggiatura su corona, evidenti inclusioni, faccette non pulite, padiglione con apice decentrato. Peso: 2,34 carati. Valore: 100€ a carato. Il team, dopo una consultazione ha valutato la pietra intorno ai 100 € a carato. Tuttavia si è ritenuto di suggerire al cliente di intervenire sulla pietra con un ritaglio al fine della sua migliore valorizzazione. La massa consentirebbe una completa ristrutturazione. In questi casi la taglieria sottopone al cliente un calcolo molto semplice. Infatti è necessario valutare se il costo del ritaglio, assieme alla perdita di peso, siano compensati dall'aumento di valore che otterrà la gemma. Gli indicatori hanno convinto il cliente: vale la pena tagliare. Allora si parte! Gli interventi del nostro laboratorio di taglieria (lucidatura tavola e corona, lucidatura padiglione, faccette pulite, apice centrato) potranno dare una nuova vita a una vecchia e dimenticata pietra. Foto dello zaffiro durante il taglio. Per incrementare il valore della pietra e donarle nuova vita, il team ha effettuato lucidatura tavola e corona, lucidatura padiglione, oltre a rendere le faccette pulite e l'apice centrato. La gemma è stata completamente ritagliata facendo attenzione ad obbedire al meglio alle leggi ottiche. Sono stati modificati gli angoli fondamentali di corona e padiglione. Gli interventi hanno portato ad una riduzione del peso poco significativa: si è passati da 2,34 a 2,26 carati. Una perdita irrisoria, circa il 4%, che ha consentito di moltiplicare il valore della pietra. Si è passati dal valore stimato di circa 100 euro al carato a 400/500 euro per carato. Il tagliatore ha inciso notevolmente nella formazione del valore. Il cliente ha recuperato un pezzo abbandonato e dato per morto. Se apriamo i nostri cassetti, troviamo molte gemme dimenticate. Su alcune vale la pena metterci le mani. I cristalli naturali non deperiscono come molti altri generi estetici voluttuari. Foto dello zaffiro dopo le operazioni di taglieria. Sono stati modificati gli angoli fondamentali di corona e padiglione. Peso: 2,26 carati. Valore: 400/500 euro al carato.
Uno dei temi fondamentali della ricerca applicativa in campo gemmologico è l’alta qualificazione. Oggi un quadro informativo di base è possibile ottenerlo presso tutti gli Istituti che operano in Italia. Ma la chiave che apre le stanze che possono dare certezze definitive ed esperienze pratiche è assai complessa da trovare, se non in eventi assai specialistici. La 3° Conferenza Mediterranea di Gemme e Gioielleria di Siracusa, che segue quella tenuta a Valencia nel Maggio 2016, si rivolge fondamentalmente a un pubblico di gemmologi o operatori con esperienza già consolidata. La lista degli eventi, però, è modulata per offrire pratiche ed approfondimenti a diversi livelli di competenze. Naturalmente è opportuno verificare il proprio background per poter accedere a livelli più alti. La Rivista Italiana di Gemmologia è stata scelta come Media Partner e già offre, nell’ultimo numero, un contributo molto interessante di uno degli organizzatori, Branko Deljanin, Presidente del CGL-GRS Swiss Canadian Gemlab. L’evento specialistico di Siracusa si terrà dall’11 al 14 maggio 2017. Sotto i riflettori della splendida cornice siciliana ci saranno i diamanti fancy, ma inevitabilmente si toccheranno i temi dei diamanti e della loro corretta identificazione e valutazione. Tra le personalità internazionali presenti, Branko Deljanin e George Spyromilios (IGL Grecia) presenteranno il workshop “Analisi ed identificazione di diamanti sintetici piccoli e melée montati e smontati”, mentre lo stesso Deljanin e Thomas Gelb (Natural Colored Diamond Association) interverranno nel workshop “Identificazione e classificazione dei diamanti colorati trattati e naturali”. Per il programma completo della conferenza, consulta il pdf sottostante. Per partecipare al workshop, scarica il modulo e invialo via mail a Branko Deljanin o a George Spyromilios presso gli indirizzi indicati. Sono anni intensi per San Gennaro (ve lo ricordate? Ad ottobre ci è venuto a trovare al Tarì), la grande icona napoletana a cui è consacrato un colossale tesoro di oltre 21000 opere che lo legano indissolubilmente alla città. Il grande Nume partenopeo vive le difficoltà e le gioie della sua gente. È come un immenso specchio che restituisce le ansie, i progetti, il carattere ed i mutamenti (più che le tradizioni immobili) di un popolo che grazie a questo suo Olimpo tramanda la propria identità. Il patrimonio di San Gennaro è la città. Insieme si accrescono storicamente con le grandi epoche di sviluppo urbano: si veda il busto angioino o la stupefacente mitra settecentesca, grande il progetto urbano, grande il patrono. Ma si consolida nei momenti di transizione e di crisi, quando si stringe il millenario patto per la Protezione e si infittiscono le relazioni che il Santo stabilisce con divino dinamismo con la realtà che vivono i cittadini. La notizia? Sara Lubrano è la prima donna a donare un gioiello al Tesoro. Possibili considerazioni a margine: Napoli torna a casa sua, si riparla della sua profonda anima femminile. Poteva non averla una città adagiata sul corpo innamorato di una Sirena? Prima o poi questo tratto femminile doveva riallacciarsi compiutamente alla figura di San Gennaro, la star del sangue dell'eterna rinascita. Curiosamente quest'anima femminile connota Napoli sin dalle sue viscere: dominata ma mai veramente sopraffatta, persa e rinata, paziente e tenace, rasa al suolo e ricostruita. Sfrontata e pudica con identica credibile passionalità. Nell'accoglienza e nella tolleranza i miti viventi del mare di Partenope e del sangue di San Gennaro sono tracce fondanti di una civiltà saggiamente femmina che sopravvive per un istinto eterno, che le è connaturato, di libertà e di creatività. Non stupisce allora che Sara sia giunta fino alla Deputazione sulla spinta del lavoro tutto femminile dell'associazione EnterprisinGirls, che individua e valorizza il talento di imprenditrici, libere professioniste e donne del terzo settore. Un bel riscatto che colma uno spazio che non poteva non essere occupato dalle donne, le vere interpreti della specificità di Napoli e della sua essenza. Queste porte il Divo le apre. Cosa ha donato Sara a San Gennaro? Una nuova piccola mitra, microscultura a cera persa alta 13 cm, realizzata in ottone con trattamento galvanico dorato ed adornato con smeraldi, corallo, smalto. È un tema da nuovo millennio. Un millennio che ha già imparato la lezione della riproducibilità dell'opera d'arte, delle Volkswagen maggiolino e delle Fiat 500 ridisegnate in quanto icone riconoscibili, non auto ma segni. Oggi se vai su Google, San Gennaro si sostanzia in buona parte nella prodigiosa Mitra. Un'artigiana col background di Sara non poteva che identificare le forme della mitra come quelle più idonee ad evocare la specificità della città e del suo Nume. Al di là di questo archetipo, forse provocatoriamente sarebbero andati bene anche un vistoso collier di perle o un bracciale alla schiava? E perché no, San Gennaro non è un bigotto, il suo Tesoro viene alla città con tutta la Grecia possibile ed è quindi condiviso con Partenope. Proviamo ad immaginare di fotografare l'opera sbalorditiva di Matteo Treglia insieme a questa sua versione ridotta. Grande e piccola mitra. Un paragone impossibile ed improprio che però ci restituisce la meravigliosa continuità storica del Tesoro di San Gennaro. Le opere raccolte sono come un registro dei tempi e delle condizioni sociali in cui sono originate. Il lavoro di Sara segnala l'ingresso nel ciclo produttivo di una nuova componente che poi nuova non è: la creatività delle botteghe delle donne. Ok, volevano un suono solido, pulito, trasparente e prezioso. Scintillante e duttile. Un sound luminoso e metallico. Ma è il caso di dirlo: se applicate il progetto alla lettera vi troverete tra le mani una chitarra pazzesca con più di 400 carati di diamanti di alta qualità ed un 1,6 kg di oro. La Gibson, celebre casa americana produttrice di chitarre, è andata oltre schemi ordinari di pensiero e ha creato la “Eden of Coronet”. A questa follia è stato assegnato il titolo Guinness World Records come chitarra più costosa di tutti i tempi: il suo valore è di due milioni di dollari. Il Guinness dei Primati dichiara, inoltre, che sarà difficile trovarne un'altra che superi il suo valore. Il progetto è il risultato della collaborazione geniale tra il designer di gioielli Aaron Shum e il musicista e designer Mark Lui. Per la realizzazione hanno lavorato 62 artigiani e tre specialisti in sviluppo del prodotto. Al di là dei grandi numeri possiamo tranquillamente affermare che il valore della “Eden of Coronet” risiede in quella sfavillante idea creativa di intrecciare i due mondi, quello della gioielleria e quello degli strumenti musicali, di unirli per poi sconfinare l’ordinario e prendere forma in un capolavoro. Condividiamo in pieno le parole dell’amministratore e presidente della Gibson Brands, Henry Juszkiewicz che l’ha definita un’opera d’arte. I motivi floreali (da qui il suo nome) e i preziosi diamanti conferiscono al modello SG Gibson l’unicità e la follia dell’estro. Mark Lui afferma: “mi hanno permesso di liberare la mia creatività ed esplorare un nuovo territorio nel design delle chitarre”. La “Eden of Cornet” è un’opera inconsueta, folle… cosa possiamo dire: Shine on you crazy “Guitar”! Quale donna non ha desiderato l’anello di fidanzamento regalato da Mr.Big a Carrie Bradshaw in Sex and City 2? In un momento del film l’anello entra in scena e sigilla il matrimonio. La meraviglia, realizzata dal designer italiano Malkin, era in oro bianco con centrale di diamante nero di 5 carati e contorno di diamanti incolori. Mr.Big ha indiscutibilmente osato con un anello di fidanzamento non tradizionale. Ma quali sono gli anelli di fidanzamento più famosi, inconsueti e costosi di tutti i tempi? Facciamo una piccola carrellata partendo dai nostri giorni... 2012Jennifer Aniston mostra il suo anello per la prima volta all’evento annuale Vogue Fashion Fund nell'ottobre 2012 a due mesi dalla notizia delle future nozze con Justin Thoreoux. L’anello ha un diamante taglio smeraldo di 8 carati. Valore stimato: 500.000 dollari. 1477Il passato ci rimanda, inevitabilmente, al primo anello di fidanzamento della storia, donato dall’arciduca Massimiliano d’Austria a Maria di Borgogna. Delusi dalla foto? Beh, non disponiamo del video ed anche se si tratta di un anello “minimal” ha un forte valore storico:con questo anello il diamante entra nel mondo della gioielleria femminile. Fin da quel momento solo gli uomini, monarchi, principi e alti dignitari si adornavano di diamanti. 2010Parliamo ancora di nobili. Kate Middleton e il principe William. Il futuro Re d’Inghilterra ha chiesto la mano di Kate con un anello montato con un grosso zaffiro ovale di 12 carati, circondato da 14 diamanti taglio brillante. L’anello apparteneva a Diana Spencer: le fu regalato come promessa di matrimonio da Carlo, principe del Galles, nel Febbraio del 1981. Valore: 500.000 dollari. 2004E ora, Ladies and Gentlemen, è il momento del Presidente degli Stati Uniti. Un anello con diamante taglio smeraldo da 15 carati (offerto dal gioielliere Graff). Donald Trump lo regalò a Melania Knauss nel 2004. Ha un valore di 3 milioni di dollari. 1968Come non menzionare l’anello di fidanzamento che Richard Burton donò alla sua Elizabeth Taylor, sposata ben due volte, nel 1964 e nel 1975? Si tratta del famoso "Elizabeth Taylor Diamond", una gemma già appartenuta a Vera Krupp, seconda moglie del magnate dell’acciaio Alfred Krupp. Taglio smeraldo di 33 carati, uno dei diamanti più puri del mondo. Burton lo aveva acquistato nel 1968 per 300.000 dollari, ed è stato venduto all’asta da Christie’s nel dicembre 2011 a un collezionista, rimasto anonimo, per 8,8 milioni $. 2002Non possiamo dimenticare il bellissimo anello realizzato da Harry Winston che Ben Affleck regalò a Jennifer Lopez. Il centrale è un meraviglioso diamante rosa del peso di 6,1 carati ed è contornato ai lati da due diamanti bianchi taglio smeraldo. Il suo valore è di 1,2 milioni di dollari! 1956La storia ci rimanda di nuovo ai matrimoni reali. Il leggendario Cartier con diamante taglio smeraldo di 10,47 carati, incastonato tra due diamanti leggermente più piccoli taglio baguette su montatura in platino, che Ranieri III di Monaco donò a Grace Kelly nel 1956. Valore: 4,06 milioni di dollari. 2005Parliamo di Heidi Klum, ex moglie di Flavio Briatore.
La modella e cantante ha ricevuto un meraviglioso anello con un diamante giallo di 10 carati dal suo ex marito Seal. Valore: 150.000 dollari. Heidi e Seal divorziano dopo sette anni di matrimonio. Marilyn Monroe lo diceva in un famoso film: “I diamanti sono i migliori amici di una donna”! Un semplice controllo in una stazione ferroviaria parigina si è trasformato in una scoperta sorprendente. Un uomo è stato arrestato per contrabbando: all’interno delle sue mutande aveva nascosto diamanti per un valore di oltre 300.000 dollari, secondo gli inquirenti. Il passeggero è stato fermato dalla polizia mentre si accingeva a salire sul treno in partenza per Bruxelles, alla “Gare du Nord” di Parigi. Ma come si era organizzato? Secondo l’UK Independent, l’uomo avrebbe posizionato centinaia di diamanti grezzi di varie misure, per un peso totale di quasi un kg, in piccoli pacchetti di plastica che custodiva al sicuro nella sua biancheria intima. Molto probabilmente il prezioso carico è stato importato in Francia dalla Repubblica Democratica del Congo dallo stesso contrabbandiere in un viaggio precedente all’arresto. L’idea di utilizzare le mutande come nascondiglio (quasi) sicuro è diffusa anche in Asia. Secondo i dati rilasciati dalla polizia di frontiera di Luhou, al confine tra Hong Kong e Cina, nel solo 2016 sono stati fermati oltre 100 contrabbandieri, colti in flagrante nel tentativo di trasportare diamanti da Hong Kong alla Cina usando i nascondigli più fantasiosi: mutande, calzini, portafogli e pacchetti di sigarette. In uno di questi casi, ancora le mutande in primo piano. Un uomo è stato scoperto con ben 133 diamanti nascosti nella sua biancheria più intima, dal peso totale di 26,31 carati. Soltanto qualche mese fa, un altro caso di contrabbando di ingenti quantitativi di diamanti grezzi ha scosso gli addetti del settore. A giugno la polizia portoghese ha arrestato un 69enne con l’accusa di contrabbando di diamanti grezzi non certificati dall’Angola al Belgio (via Portogallo). In questo caso, il materiale sarebbe stato trasportato dall’Angola (ex colonia portoghese e tra i più grandi produttori di diamanti) al Portogallo tramite voli commerciali, per poi essere spedito ad Anversa, in Belgio, per le operazioni di taglio, pulitura e reimmissione sul mercato internazionale. Tutto ciò ovviamente contrasta gli accordi stipulati in occasione del Kimberley Process, che prevedono la certificazione in tutti i punti della catena, per evitare che i diamanti insanguinati possano raggiungere il mercato internazionale. Magari nelle mutande o nei calzini. |
Archivi
Maggio 2019
|