Osare oltre il rosso, verde, blu Avete mai avuto l’impressione che si possa osare di più nel colore delle pietre preziose? Quando guardate sui giornali o nelle vetrine di gioielleria i timbri cromatici di zaffiri, smeraldi e rubini vi appaiono monotoni? Non sempre queste big 3 tra le gemme sono così eccezionali da guadagnarsi da sole i riflettori. Molti si chiedono quale sarà la prossima tinta (o il prossimo gruppo di tinte) che troneggerà sugli oggetti del desiderio di tanti appassionati. Avete ancora la sensazione che manchi sempre qualcosa? Anche questa volta ci hanno pensato gli americani con il loro colore Pantone. Una bella idea, un gruppo di esperti decide sulla base di macrotendenze fashion quali sono gli esatti valori cromatici che saranno presi in carico dal ramo fashion. Ma questa corrispondenza esatta va bene per l’abbigliamento, meno per la gioielleria. Infatti per quanto la natura ci offra un paniere esteso di colori nelle gemme non sempre è possibile replicare con la precisione necessaria quelle nuance così esatte. Se guardiamo i Pantoni degli ultimi anni non possiamo che restare perplessi. Come applicare in gioielleria così meccanicamente l’ultraviolet, il greenery, il rose quartz, il marsala? Trend imposti, modelli ripetuti. Insomma i gioielli rischiano di rimanere imprigionati in cliché di colori usati in modo che finiscono per stancare. I registri usuali propongono blu zaffiri, rosso rubini, verdi smeraldi. Questo gioco funziona sempre il nostro occhio percepisce un piacevole spostamento dal brillante incolore dei diamanti. E ciclicamente si esaurisce perché viene riproposto insistentemente. Bisognerà allora differenziarsi per la qualità o per il taglio. Dall’altro lato l’obbedienza al Pantone ha prodotto nel 2017 la curiosa dittatura dei peridoti. Ma quanti peridoti si possono mai imporre in una vetrina italiana? Quando non si trova il colore, meglio usarli tutti. La storia della creatività orafa lo dimostra. La pietra miliare dell’uso combinato delle pietre preziose la fissò Cartier agli inizi del 900. La gioielleria in stile Tutti Frutti impiega disinvoltamente molte tinte e riesce a trovare infinite combinazioni. Si introdusse di fatto il concetto di tavolozza e la creatività dei designer si dispiega su forme e colori inaspettati. Lo stesso Jacques Cartier, fratello di Pierre, prese a viaggiare frequentemente in India. Proprio nei gioielli indiani si potevano trovare fonti di ispirazione validissime in quanto le tecniche di accostamento di più pietre erano decisamente più avanzate. In India è ancora viva l’eredità classica della gioielleria Moghul che faceva infatti un largo uso di smalti e di pietre di natura diversa. Gli effetti delle combinazioni di forme e colori sono innumerevoli. Possiamo considerare questa tecnica un vero atteggiamento stilistico e culturale. I colori delle gemme sono come i pastelli. Alcuni designer per esempio... Una delle conseguenze dell’utilizzo esteso dei colori delle gemme in combinazioni tra loro è la possibilità di dilatare il range delle tinte utili, riportando alla ribalta l’intero patrimonio nascosto che le pietre potenzialmente esprimono. Non si immagina più l’eccezionalità di un gioiello solo in base all’esclusività dei materiali, quelli più rari, con le saturazioni più esatte e gradevoli. In questa nuova prospettiva cromatica conta molto di più l’originalità e l’armonia. I designer di gioielli hanno da tempo intrapreso questa strada. Un ottimo esempio è quello di Paula Crevoshay. Master a 22 anni in pittura e scultura Paula Crevoshay da New York negli anni ‘80 si stabilì per tre anni - guarda caso - in India con suo marito, un orientalista, avendo la fortuna di risiedere in un Monastero con il Dalai Lama. Paula fece ritorno in patria con un profondo interesse per le svariate combinazioni che le sue capacità artistiche intravedevano nella rigogliosa tradizione indiana per i gioielli. Il tema è fissato: tanti colori da combinare, come pastelli. Ma cosa succede a monte, nel mondo dei produttori e distributori di pietre per gioielli? Giochi policromi, sfumature, accostamenti suggeriti sono ormai un must per chi selezioni, tagli o distribuisca il materiale prezioso. Spinelli, tormaline, zirconi sono disponibili in tinte infinite. Ma soprattutto gli zaffiri fancy si offrono alla lavorazione come veri e propri pastelli, o se volete, tubetti di acquerelli. I risultati degli avvistamenti possono essere considerati già dei pezzi di gioielleria. Per concludere allora è il caso di richiamare l’attenzione sull’effetto Rainbow che i selezionatori più esperti possono ricavare armonizzando le sfumature delle gemme.
Un altro passo verso la completa tracciabilità del diamante si sta per compiere. Entro l’anno De Beers, il maggior produttore mondiale di diamanti, lancerà a pieno regime il sistema di tracciamento basato sulla tecnologia blockchain, che permetterà di tracciare i diamanti ad ogni passaggio di mano, partendo dal momento in cui viene estratto fino al consumatore finale.
L’annuncio è stato dato qualche giorno fa dal CEO di De Beers, Bruce Cleaver. Ma la notizia sta nella rilevanza che i grandi media, come ad esempio la britannica Reuters, hanno attribuito alla questione. Se un’azienda leader nel settore ha deciso di puntare sulla tecnologia che, ricordiamolo, è alla base della criptovaluta Bitcoin e che si sta dimostrando potenzialmente più utile in diversi settori industriali, vuol dire che potremmo essere con ogni probabilità di fronte alla soluzione definitiva del problema che ha attanagliato il settore per anni. La certezza di avere un diamante etico, non proveniente dalle zone di conflitto, è vitale per riacquisire la fiducia dei consumatori, oltre alla possibilità di poter tracciare in maniera chiara, netta ed inequivocabile la gemma evitando così che si possa spacciare per naturale una pietra sintetica. Cos’è che rende così inattaccabile la blockchain? Per sua natura, essa è una lista di blocchi di dati, collegati tra loro e resi sicuri tramite crittografia. Essendo un registro aperto e distribuito che può registrare le transazioni tra due parti in modo sicuro, verificabile e permanente, è sostanzialmente immodificabile ed inattaccabile da parte di hacker o da parte di singoli nodi della rete. In questo settore, rappresenta l’opportunità per rendere efficiente e trasparente tutta la catena produttiva e distributiva del diamante. Se il lancio a livello globale di De Beers è stato annunciato per il 2018 si deve agli esperimenti pilota effettuati da startup come Everledger a partire dal 2015, che hanno convinto l’azienda a dare una risposta forte alla crescente richiesta di acquirenti di diamanti etici. |
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Maggio 2019
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