L'innovazione viene dalla natura. È una delle scoperte più belle che un'azienda immersa nel cosmo infinito delle gemme possa fare. Soprattutto oltre l'Atlantico il gioiello è visto sotto la luce di una totale esaltazione delle caratteristiche emotive del materiale tagliato. A breve gli Spectra Awards ribadiranno questo trend e non mancheremo di segnalarlo. Prendiamo alcuni esempi. I quarzi sono cristalli che devono la loro colorazione a molteplici fattori. Inoltre in Brasile la particolarità delle condizioni geologiche ha determinato che si presentassero materiali con inclusioni spettacolari. Fluidi, ossidi metallici, il gioco sempre diverso degli ioni di ferro, la nitidezza dei cristalli di pirite o di ematite o di tante sostanze che la casualità fa incontrare in combinazioni spettacolari. Tutto questo non serve a niente. Non serve a niente se non ricompare la componente umana. La figura del tagliatore deve trovare infatti l'inquadratura giusta per esaltare il passaggio cromatico, il rilievo plastico. Si potrebbe dire che il tagliatore in questo caso lavora come un regista. Trova l'angolazione più drammatica e più espressiva. Andalusite, tormaline, opali arancio. Non è poi che sia necessario fare più di quanto le proporzioni ci obblighino a rispettare. Anche in questo caso il merito principale va riconosciuto al più grande Laboratorio della più colossale Corporation mai concepibile, Madre Natura. Su invito della Associazione Italiana Gemmologi il 28 maggio Vincent Pardieu ha offerto a Milano due presentazioni estremamente estese e ricche di suggestioni incentrate sui rubini in mattinata e sugli zaffiri nel pomeriggio. Lo studioso francese è una figura di assoluto prestigio e di indiscussa autorevolezza gemmologica. Dopo aver bruciato le tappe dirigendo nel 2004 l'AIGS (Gemological Laboratory) a Bangkok e specializzandosi poi dal 2007 nei laboratori di Gübelin, Pardieu ha lavorato negli ultimi nove anni come supervisore della Field Gemology preso il Gia, nella sezione thailandese. Soprattutto durante la collaborazione con il prestigioso istituto statunitense Pardieu ha raggiunto una notevole notorietà per le sue seguitissima spedizioni sul campo minerario, iniziando di fatto una nuova metodologia di lavoro basato sulla raccolta sistematica di campioni i materiale raccolto presso i siti di estrazione. Le sue accurate escursioni in Thailandia, Cambogia, Laos, Vietnam, Myanmar, Australia, Sri Lanka, Pakistan, Afghanistan, Madagascar, Kenya, Tanzania, Zambia, Mozambico e Malawi sono culminate in quella recentissima in Groenlandia, nuova frontiera dei rubini dove è arrivato praticamente per primo a documentare le solide prospettive di questa nuova frontiera dei corindoni. Le presentazioni offerte hanno aperto significativi spiragli per una lettura caleidoscopica della geologia, delle pratiche estrattive, della storia dell'estrazione recente di rubini e zaffiri in varie aree geografiche, focalizzando l'indagine sui distretti strategici del Mozambico e del Madagascar. Lo studio approfondito del notevole repertorio ha consentito di determinare con esattezza la provenienza geografica di molte gemme, ad eccezione degli zaffiri. Pardieu è stato testimone delle più recenti sapphire rush, la corsa agli zaffiri, un fenomeno che ha registrato poderosi spostamenti di popolazione verso le aree dei depositi secondari che consentono ai più disagiati contadini malgasci di sperare in guadagni impensabili ed insperati. Lo studioso francese ha maturato una notevole esperienza sul campo ed ha potuto fornire una testimonianza assai estesa sui vari attori presenti sulla scena dei territori di reperimento. La sua attività inevitabilmente lo ha portato a valutare l'inevitabile impatto ambientale dello sfruttamento, le ragioni ambientaliste e quelle delle popolazioni locali, le opportunità di riequilibrio nella distribuzione della ricchezza procurata dalle gemme. Le questioni portate a Milano sono alquanto inedite pubblico italiano ed hanno suscitato molta curiosità. In particolare le varie angolazioni del tema del conservazionismo non hanno avuto molta enfasi nel nostro paese. Pardieu è riuscito a rappresentare questo contesto rendendo le diverse visuali, le possibilità ed i pericoli anche ricorrendo ai suoi preziosi ed avvincenti filmati, tutti disponibili su YouTube. Una recente ricerca, divulgata dalla casa d’asta inglese Bonhams, dimostra che il valore dei più rari e preziosi gioielli d’epoca, negli ultimi dieci anni, è aumentato dell' 80%. Nel dettaglio: per i gioielli appartenenti alla categoria Art Déco (1920-1930) e Belle Èpoque (1890-1915) il valore è aumentato dell'88%. Per i gioielli antichi è salito del 68% mentre per gioielli del dopoguerra (1946-1975) del 70%. Ma cosa possiede un gioiello d’epoca che consente di raggiungere prezzi record alle aste? Pensare solo ed esclusivamente alla rarità dell’oggetto e al valore delle gemme è riduttivo. Emily Barber, direttore della Bonhams di Londra, afferma: “Trovare un gioiello originale intatto, sopravvissuto a un particolare periodo della storia, con il valore aggiunto della mano di un maestro gioielliere, lo rende un’opera d’arte incredibilmente rara e preziosa. La sua esclusività consiste non solo nelle gemme, ma anche nella pregevole fattura e nel design innovativo”. La casa d’asta dichiara che la maggior parte dei gioielli più pregiati proviene dalle famiglie che li hanno ereditati o dai proprietari originali. In passato ciò che spingeva queste persone a vendere i propri gioielli d’epoca erano le cosiddette 3D: Death (morte), Divorce (divorzio), Debt (debito). Oggi, accanto a questi motivi, se ne aggiungono altri: i gioielli d’epoca sono considerati fuori moda o poco pratici da indossare; sono difficili da inserire in un testamento; un pezzo prezioso non può essere diviso in parti uguali e, infine, alcuni pezzi sono costosi da custodire per l’elevato costo delle assicurazioni. Accanto ai proprietari consapevoli esistono persone che non sanno di avere nelle loro case gioielli d’epoca di valore. La Bonhams afferma che molti inglesi dormono comodamente su milioni di sterline perché le firme o i marchi non sono facilmente visibili. La casa d’asta cita alcuni esempi: il caso di una signora anziana dello Yorkshire e che conservava una collana nella scatola per gioielli pensando di avere un insignificante pezzo di bigiotteria. Consegnata la collana agli uffici della Bonhams, l’anziana donna scopre non solo di avere un gioiello prezioso ma anche raro. Gli esperti individuano la firma “Chanel” sui terminali e stabiliscono che si tratta di un rarissimo gioiello della metà del ventesimo secolo, progettato dalla stessa Cocò Chanel. La stima di prevendita oscillava tra 4.000£ e 6.000£: alla fine è stata venduta per 68.500£ nel 2015. Un altro esempio è un anello di Boucheron realizzato con un enorme zaffiro. I proprietari, completamente ignari della firma, lo portano alla Bonhams. Gli esperti non solo individuano una articolata firma “Boucheron” ma hanno valutato lo zaffiro (proveniente dalla Birmania e non trattato) come uno dei più belli al mondo. Il prezzo di prevendita fu calcolato tra i 100.000£ ed i 150.000£: è stato battuto nel 2013 a 422.300£. Il caso “Verdura Camel Brooch”: la spilla fu donata da un vecchio amico di famiglia alla bambina della coppia che l’ha conservata nella scatola dei vestiti. L’ oggetto a forma di cammello fu creata da Fulco Santo Stefano della Cerda, Duca della Verdura, nel 1952. La spilla rappresenta il cammello posseduto dallo stesso duca da ragazzo di nome “Moffo”. Dopo averla identificata, la Bonhams l'ha stimata tra i 2.000£ ed i 3.000£ ed è stata venduta per 35.000£ nel 2015. Un ulteriore esempio è la collana di Cartier realizzata con rubini, perle e diamanti creata intorno al 1910. I proprietari la consegnano agli uffici della Bonhams per una valutazione convinti di possedere un pezzo di grande valore. Gli esperti in un primo momento affermano, non trovando la firma, che non era una collana Cartier. Soltanto dopo una lunga e accurata ricerca hanno scovato un timbro su un piccolo intramezzo in platino. La collana, stimata dai 10.000£ ai 15.000£, è stata battuta all’asta per 35.000£ nel 2015. Per generare maggior consapevolezza tra i possessori dei gioielli d’epoca la Bonhams ha organizzato una campagna per tutto il 2017, istituendo aste speciali, open day e link web per valutazioni on-line. Sapere come si muove il mercato dei diamanti nel mondo asiatico significa capire le dinamiche che influenzano anche il mercato occidentale. Come riferimento consideriamo il dati relativi alla recente fiera di Hong Kong ritenuti validi strumenti per comprendere i cambiamenti in atto. Un dato su tutti: di diamanti se ne sono venduti di più in valore. Ma gli acquirenti cinesi, che rappresentano la fetta di compratori più ampia del mercato asiatico, ritornano a fare shopping con un criterio di domanda assai modificato rispetto ai tempi del "grande, pulito e bello". Se in passato acquistavano merce di elevata qualità oggi, invece, evidenziano richieste meno intransigenti sulla purezza, per grandezze da 0,70 ai 3.00 carati con purezza spesso di Si1-Si2. Il dato più importante è che sono disposti a pagare tra i 5% e il 7% in più rispetto alle tariffe ormai sedimentate nel mercato internazionale. Tale azione genera carenza sulle piazze di questa particolare tipologia di merce, quindi, quotazioni più nervose. Da Bangkok segnalano una simile tendenza da parte dei cinesi continentali. Adesso i rubini e gli zaffiri vanno bene pure da un carato, se vividi e saturi. Analizzando nel dettaglio la domanda generale rilevata a Hong Kong risulta una costante: la richiesta di lotti misti di misura sotto i 70 punti è generalmente in calo per le purezze IF-VVS mentre si rafforza la richiesta delle VS-SI1. La tendenza in India, invece, è di privilegiare l'effetto grandezza. Caldo l'interesse per le dimensioni big (2-6 carati). Più tiepide le offerte per l'eccellenza qualitativa. In tal modo si setaccia il mercato con l'intento di portare o far restare a Mumbai pietre del tipo descritto con sconti da Rapaport fino al 55%. Gli israeliani, riducendo i prezzi, hanno venduto bene diamanti di fascia superiore ai 0,70 in tutti i colori. Un ampio raggio di offerta. Nasce IGI International Gemological Institute ITALY, il nuovo soggetto che rappresenterà in Italia IGI (International Gemological Institute, l'ente certificatore privato di gemme più grande al mondo). Il Presidente di IGI International Gemological Institute Italy è il gemmologo napoletano Paolo Minieri che sarà affiancato dal Prof. Luigi Costantini, Coordinatore e Liaison Officer, una figura ormai storica in campo gemmologico internazionale.
Oltre quello di Napoli, l'IGI conta altri 4 distretti territoriali e gioca un ruolo da leader nel settore. Il nuovo organismo sarà presentato il 14 giugno a Marcianise (Caserta) nel corso di una giornata di incontri ospitata nelle moderne strutture del rilanciato Centro Orafo Oromare, una realtà che ospita più di un centinaio di imprese produttive. Il programma del Meeting Gemmologico IGI 2017 Distretto Campania prevede un seminario di aggiornamento, realizzato in collaborazione con Gemtech, riguardante gli effetti tecnici e commerciali causati dall’introduzione di diamanti sintetici sul mercato. L’accesso al seminario è soggetto a preregistrazione compilando questo modulo. Si è conclusa con un grande successo la terza edizione della Conferenza Mediterranea di Gemmologia e Gioielleria. L’evento tenutosi nella splendida cornice del Grand Hotel Minareto a Siracusa ha visto la partecipazione di oltre 80 gemmologi qualificati provenienti da tutto il mondo. Partner principale dell’evento è stata ALROSA GROUP, la più grande impresa russa di estrazione di diamanti, tra le 5 più importanti a livello globale. Durante la conferenza, il Dr. Sergei Terentev, portavoce di ALROSA, ha presentato il loro strumento di nuova concezione, "ALROSA DIAMOND INSPECTOR", in grado d'individuare diamanti sintetici, diamanti naturali,simulanti e diamanti trattati. Il tema principale della conferenza è stato l'identificazione e la classificazione dei “Diamanti Colorati”, 6 relatori internazionali hanno coperto l’argomento attraverso dei duri workshop come lo "Screening e identificazione dei diamanti sintetici" e come “Identificazione e classificazione dei diamanti colorati, naturali e trattati”, di livello avanzato. Gli strumenti spettrofotometrici della MAGI Instruments "GemmoRaman", "GemmoFTIR" e "GemmoSphere", sono stati utilizzati durante tutto il workshop, fornendo un prezioso supporto a tutti i gemmologi per l'individuazione dei diamanti "non naturali". ![]() Cari amici, Se vi foste dimenticati di me, io son quello in effigie qui accanto. Quello che finge, con aria professorale, di scorgere qualcosa attraverso il suo - ormai un cimelio - American Optical che, come l'orsacchiotto ricevuto in dono ad anni tre dallo zio Peter d'America, non tradirebbe- separandosene - neanche sotto tortura. Pensavate che fossi stato ammaliato, irretito e divorato dalle leggendarie bellissime sirene antropofaghe che s'aggirano nei pressi delle sorgenti delle selve dolomitiche, le mitiche "anguanes" ? E invece no, arrieccome tra di voi a Rimini, Domenica 14 Maggio, come da programma allegato. Irretito sì. Ma da Assogemme, non dalle "anguanes". Luigi Costantini Al seminario gratuito di gemmologia “Pigeon’s Blood – Il sottile confine tra gemmologia e marketing” interverrà, oltre al Dott. Luigi Costantini e alla Dott.ssa Annalaura Sita, docenti International Gemological Istitute IGI ITALY, anche il presidente di Assogemme Paolo Cesari. |
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Maggio 2019
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