Ebbene un risultato è visibile e significativo. Il Tarì ha finalmente incontrato il proprio territorio per cominciare a studiarlo ed a ricercare un dialogo. È già una buona notizia, ci sono stati anche i tempi dell’isolazionismo. Il puntuale (come sempre) resoconto di Chiara De Martino su Preziosa Magazine permette di farsi un’idea degli spunti emersi a Marcianise durante il Convegno dedicato allo sviluppo dell’area casertana. In particolare un punto di partenza per un’analisi ci è dato da Pasquale Persico, docente di Politica economica all’Università di Salerno. Il suo intervento ha posto l’attenzione sullo sviluppo spontaneo del tessuto di imprese che di fatto impone un quadro alquanto eterogeneo. Nel basso casertano non esiste un modello caratterizzante preciso. Il Tarì, impostandosi come cittadella professionale degli addetti ai lavori orafi, convive al lato di grossi insediamenti retail ed a fianco di stabilimenti multinazionali (Coca Cola) i cui destini sono decisi lontano dal Sud Italia. Logiche differenti, strategie coincidenti? Il futuro si dovrà basare dunque - e ciò emerge dalle riflessioni di Pasquale Persico, ma anche di altri relatori - sulla ricomposizione delle varie identità specifiche dei soggetti chiamati in causa. Ma qual è l’identità del Tarì? Forse le slide di presentazione dell’unicità del progetto si sono un po' ingiallite. La cittadella orafa non ha certo smesso di entusiasmare chi non la visita per la prima volta, niente da dire. Ma in vent’anni lo scenario è cambiato: sicurezza, economia di scala, semplificazione logistica sono fattori ancora di grande efficacia. Vero, ma cosa resta della vocazione industriale del primo decennio? O della forza d’attrazione esercitata su imprese e servizi in un raggio geografico esteso? Enti e soggetti istituzionali sembrano dunque investire il Tarì di un ruolo che non può che rendere orgogliosi i Soci e gli operatori insediati. Ma il compito di agire come volano e catalizzatore di iniziative territoriali riporta alla questione identitaria. Cos’è il Tarì a vent’anni dall’esordio? Un elemento sollecitatore di una economia trasversale fatta di industria, commercio e servizi, come ha giustamente rilevato il Prof. Persico? Certo, lo era e lo è. Ma la componente industriale è quasi scomparsa, quella commerciale è rimpicciolita dal ridimensionamento del comparto gioielleria su scala nazionale, la qualificazione dei servizi non è avanzata. Il Tarì di certo non ha ancora sprigionato un proprio think tank, un ponte per pensare il futuro. È giusto dargli questa competenza di pianificazione estesa? Miglioramenti alla viabilità, logistica stradale, arredi urbani e decoro, dialogo con il territorio, dialogo con la cultura. Va bene tutto. Ma il futuro del Tarì non può prescindere da un tavolo progettuale ben più vasto: cosa saranno l'oreficeria e la gioielleria nel prossimo decennio? Quale sistema distributivo sarà quello vincente? Quanto sarà necessario un deciso innalzamento tecnico-qualitativo? In che dimensioni si potrà accedere all'internazionalizzazione? Cosa sarà conveniente produrre ancora in Italia? Che ruolo avremo in Campania nella nuova geografia fieristica? Quanto strategico è il gioiello nella programmazione economica nazionale? Quale modello formativo dovrà essere adottato per adattare le nuove generazioni al cambiamento? Che legami sarà opportuno stringere con le nuove capitali orafo-gemmologiche mondiali? Come si risponderà alla sfida etica della Fair Disclosure? In che modo il Tarì intende riannodare la propria cultura artigiana a Napoli, la città madre e culla della più generale cultura artistica? Cosa sarà del Polo Orafo Campano prefigurato ad inizio millennio? Che posto occupa oggi il gioiello nella gerarchia dello sviluppo delle imprese decisa dalla Regione e dai soggetti istituzionali? Di scena venerdì 14 luglio al Tarì un convegno che intende focalizzare il destino prossimo dell’area casertana meridionale. Molti sono gli stabilimenti produttivi e distributivi che negli ultimi decenni vi si sono andati insediando. E molte sono le tipologie delle attività economiche presenti, ciascuna con proprie caratteristiche e con una propria traiettoria. In quest’area si è andata configurando una concentrazione di nodi infrastrutturali, l’interporto, assi primari di comunicazione stradale e ferroviaria insieme a grosse strutture retail. È infatti la grande area metropolitana napoletana che ha trovato nella provincia casertana quegli spazi necessari per svilupparsi fuori dal congestionamento urbano. Il centro orafo il Tarì non fa eccezione a questa strategia di riposizionamento che ha indotto gli imprenditori del gioiello a individuare un’area specializzata nello scacchiere di Caserta Sud, già 21 anni fa. Oromare e Polo della Qualità hanno poi, agli inizi del nuovo millennio, accresciuto la presenza orafa nel distretto, ma con esiti non positivi. Questo è il contesto che sarà analizzato dagli specialisti nella sala Convegni del Centro Orafo: Pasquale Persico, docente di Politica economica all’Università di Salerno, Mauro Felicori, direttore della Reggia di Caserta, Luigi Traettino, presidente Unione industriali di Caserta, Mario Mustilli, consigliere del Presidente della Giunta regionale della Campania, Stefano Graziano, consigliere regionale, Amedeo Lepore, Assessore regionale alle Attività produttive, Riccardo Macchioni, delegato area Affari e Bilancio dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, Lucio Romano, vicepresidente della XIV Commissione permanente Politiche dell’Unione Europea, Raffaela Pignetti, presidente Asi Caserta. È evidente che, a distanza di anni dall’inaugurazione, il Tarì si confronta con uno scenario contraddistinto in modo più marcato dalla consistente presenza della grande distribuzione retail del centro Campania e dell’outlet la Reggia, attrattori di una clientela retail che ormai connota l’utenza sul territorio. La pianificazione regionale aveva individuato nel 2001 a Marcianise un distretto del polo orafo campano, con precise caratteristiche produttive. Ma da quella data molto è cambiato nel comparto a livello nazionale e regionale. Il distretto torrese del corallo, quello urbano napoletano e quello basso casertano sono chiamati a cercare nuove logiche sinergiche, nuove strategie di sviluppo, aggiornate con il mutato quadro e con le necessarie misure di internazionalizzazione. Il Tarì ha bisogno di trovare un proprio futuro innanzitutto nella relazione con il territorio che lo circonda e con le prospettive del settore. |
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Maggio 2019
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