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Dimmi che tondi usi e ti dirò chi sei. Perché l’industria dei gioielli non potrà fare a meno della qualità del diamond cut

29/12/2017

 

Fino a qualche anno fa il livello qualitativo d’eccellenza per le pietre di colore era fissato dalle gemme che partivano già da un certo peso. Adesso siamo al centro di una trasformazione radicale, esattamente come qualche decennio fa è avvenuto per i diamanti: le pietre tonde di contorno devono essere a regola d’arte.

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Figura 1. Zaffiro naturale (Foto: Collezione Paolo Minieri Pietre)

La strada la indicavano i diamanti ma nessuno aveva il coraggio di iniziare con i rubini, gli smeraldi ed i zaffiri
 
Da quando il colore ha cominciato ad invadere le vetrine, che una volta abbagliavano per il gioco quasi esclusivo dei diamanti, si sono fatti passi avanti. Ma all’inizio il taglio era il vero fattore di debolezza per le gemme naturali (Figura 2).

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Figura 2. Un lotto di rubini di grezzo thailandese con taglio tondo risalente agli inizi degli anni '70. La natura del materiale d'origine molto spesso si prestava a un taglio estremamente basso, con inevitabili finestre. Per lunghi decenni lo standard di ritaglio del materiale thailandese è rimasto non molto differente da quello illustrato da questa foto. (Foto: Collezione Paolo Minieri Pietre)

Si tagliava accuratamente solo il pezzo che garantiva peso e purezza; negli altri casi si preferiva non applicarsi, meno che mai con tondi dal peso di pochi centesimi di carato.
 
Qualcuno vedeva le potenzialità delle pietre di colore, ma più come un orgogliosa rivincita contro la dittatura dell’incolore (i costosi diamanti potevano tutto ma non ravvivare con tinte fantasia) che per una oggettiva valutazione di mercato. Si cercava di puntare su quello che i diamanti non avevano, ad esempio dimensioni e cromatismi. E, naturalmente, su prezzi più accessibili.

Ma le gemme colorate dai diamanti dovevano prendere spunto, non cercare di superarli. Ecco un primo elemento di cambiamento. Se i diamanti avevano storicamente, a partire dagli anni ’60, svoltato con l’applicazione dei tagli ideali, le pietre di colore erano rimaste al palo. Era semplicemente una questione di prezzo: nessuno si prendeva la responsabilità di incrementare il costo di tagli tondi piccoli, se non piccolissimi. Nessuno pensava fosse conveniente raccogliere meno peso dal grezzo ed allo stesso tempo raddoppiare le tariffe dei tagliatori (Figura 3).
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Figura 3. Smeraldi con taglio tradizionale denominato spesso anche "native-cut". Per quanto si tendesse a mascherare le proporzioni sbagliate tagliando la tavola in maniera più accurata, il padiglione veniva mantenuto alto per conservare peso. Non di rado grezzi particolarmente luminosi sono stati di fatto compromessi da questa tecnica inadeguata e approssimativa. Le pietre native-cut nella maggior parte dei casi hanno faccette irregolari, tavole con cavità, lucidatura scadente ed asimmetria generale.

Limiti dei primi diamond cut di colore
 
Poi si cambiò. Le prime produzioni del taglio a brillante si ispiravano pure troppo ai diamanti. Infatti si tentò di ottimizzarne e codificarne il taglio mutuando l’angolo alfa e l’angolo beta, rispettivamente della corona e del padiglione, dal taglio ideale dei diamanti.  Ma l’ottica invece, quando si vuol ottimizzare la brillantezza, assegna a corindoni e berilli angoli specifici che sono ben diversi da quelli dei diamanti, i quali secondo i calcoli di un taglio ideale (Tolkowsky) sono 34,5 gradi per la corona e 40,75 per il padiglione (Figura 4).

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Figura 4. Taglio ideale del diamante, proporzioni di Tolkowsky. Come si sa, l’industria mantiene elevati standard di qualità pur modificando entro spostamenti minimi gli angoli alfa e beta del taglio dei diamanti. Resta comunque un dato di fatto che queste oscillazioni sono tollerate solamente quando si tagliano diamanti. L’applicazione pedissequa di questi parametri ai corindoni o ai berilli non produce risultati idonei ed è opportuno lavorare adattando di volta in volta gli angoli giusti che da cristallo a cristallo permettono al raggio di luce incidente di attraversare più volte il minerale con conseguente aumento di brillantezza. (Foto: diamondsourceva.com)

Inoltre, mentre con i diamanti ricondurre le pietre del melee a vari lotti per purezza e colore era un lavoro relativamente semplice, nel colore ci si trovò in un bel pasticcio. Infatti avere a che fare con tono e saturazione, oltre che con la purezza complica enormemente il compito del selezionatore.  Le pietre ancora oggi sul mercato, anche se di taglio uniforme, continuano a porre dei bei grattacapi a chi deve armonizzarle in un bracciale tennis o in una qualunque combinazione.

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Figura 5. La fornitura industriale del materiale grezzo se da un lato obbliga a notevoli investimenti dall’altro offre un imperdibile occasione di standardizzazione e selezione adeguata dei colori e delle grandezze. Questa nuova situazione sta aprendo sviluppi che addirittura, a conti fatti, possono risultare anche in una riduzione dei costi in quanto in futuro ci sarà meno scarto. (Foto: V. Pardieu)

Grandi quantità di grezzo per aumentare la disponibilità di pietre omogenee
 
Tagliare diamond cut di rubini, zaffiri e smeraldi non è una cosa per piccole imprese. Teoricamente sarebbe possibile a tutti ottenere delle ottime gemme per colore, purezza e manifattura. Ma in che quantità? Il fattore chiave sta nell’approvvigionamento. Oggi l’estrazione industriale (Figura 5) mette a disposizione lotti di grezzo con caratteristiche più omogenee di quanto non si potesse ottenere in passato o di quanto molti piccoli tagliatori ancora ottengano quando raccolgono, qui e lì, i residui lasciati dalle operazioni più pregiate, quelle che producono dal carato in su.  Altro fattore critico è ancora rappresentato dall’obsolescenza della strumentazione (Figura 6).

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Figura 6. Una ghiera con gli indici che permettono di controllare con precisione gli angoli di taglio. Per quanto possa sembrare anacronistico, molti tagliatori artigiani lavorano in assenza di questa strumentazione o con sistemi fortemente imprecisi. Questa condizione è la principale causa dell’effetto di disomogeneità che molti lotti sul mercato di pietre di colore con taglio diamond cut presentano. (Foto: ultratec-facet.com)

Ciò compromette in larga misura la delicatissima fase del controlli degli angoli. Anche la lucidatura spesso rimane inadeguata e vanifica la resa di quelle pietre che avrebbero avuto in partenza tutte le altre carte in regola. Il Diamond cut è in parte una procedura meccanizzabile e questo inevitabilmente presuppone investimenti da parte di chi però deve avere conoscenza anche dell’ottimizzazione dei costi. Non è infatti concepibile che il mercato possa pagare quello che la ricerca della perfezione (che non bada a spese, perdite, selezioni, sprechi, diseconomie) pretenderebbe.
 
Il diamond cut del futuro sarà fatto da esperienza, storia e know how
 
La domanda globale di gemme di colore è in sensibile crescita, pare proprio che i rubini vogliano avvicinarsi ai diamanti con una domanda mondiale nel mercato di circa 2 miliardi di dollari. L’industria luxury non ha gli storici limiti di spesa delle imprese orafe artigiane e non pone nessuna asticella laddove in ritorno si può ottenere altissima qualità. In questo contesto non esiste frontiera più promettente del taglio a brillante calibrato. Ciò è vero per i tagli tondi che, in percentuale, ne rappresentano una grossa fetta. Ma è verissimo anche per altri stili e forme, per ovali e gocce innanzitutto. Se per le gemme di alta gamma, a causa dell’unicità di ciascuna pietra, la riproducibilità non è un fattore di scelta, per i tagli a brillante invece è determinante. Ciò rende la catena di fornitura un processo decisivo in quanto deve controllare continuamente tutte le fasi produttive, l’omogeneità del prodotto e la sua continuità. L’industria orafa ha bisogno di quantità certe ed uniformi, nella stessa modalità con la quale si è abituata ad assorbire materiali di largo consumo quali le perle sferiche firmate d’acqua dolce e salata, le pietre naturali o sintetiche calibrate etc.

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Figura 7. Un esempio di perfetta riproducibilità di colore e luminosità ottenibile da partite uniformi di materiale grezzo. Lo zaffiro rosa deve il suo colore a agenti cromofori presenti in tracce con contenuti di ioni di ferro altamente variabili. Gestire le fasi di fornitura di grezzo è fondamnetale per ottenere una tavolozza uniforme. (Foto: Collezione Paolo Minieri Pietre)

Non sarà più un gioco del tipo: vado, seleziono, compro, mischio, setaccio e vendo. Il Diamond cut sarà un lavoro di programmazione riservato a chi detiene conoscenze tecniche, offre schemi e feedback alla manifattura che a sua volta dovrà mettere sul tavolo cospicue quantità di grezzo. La merce offerta, una volta episodica, estemporanea ed episodica, dovrà essere trasformata in un vero prodotto con una scheda, un protocollo ed un check di qualità.

Una dimostrazione ulteriore che la gioielleria non richiede materia prima indifferenziata ma invece un prodotto viene dalla tendenza all’allargamento del Pantone. Oggi infatti le creazioni esigono oltre ai rossi ed ai blu di rubini e zaffiri, oltre al verde degli smeraldi, anche tinte complementari e idonee a fornire quella tavolozza indispensabile al design orafo moderno.

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Figura 8. Ormai le principali aziende devono prendere in considerazione quella che indubbiamente sarà la domanda del futuro, una articolata gamma tonale che comprenderà tutte le sfumature virtualmente realizzabili. La frontiera del taglio brilliant comprenderà qualunque materiale che offra durezza e resistenza all’incassatura. (Foto: Collezione Paolo Minieri Pietre)

Viola, lilla, porpora, rosa, fucsia, gialli miele, gialli canarini, ocra, aranci pallidi e pieni, verde bottiglia e verde mela. Il tutto con la possibilità di sfumature ed armonizzazioni. L’industria premierà chi in questi anni ha investito nella nuova frontiera. Il bello deve ancora venire.

Finale 2017 con i fuochi d’artificio degli AGTA Awards, gli Oscar delle gemme

29/12/2017

 

L’AGTA, l’Associazione dei commercianti di gemme degli Stati Uniti premia ogni anno in diverse categorie il design di gioielli e di gemme. Lanciata dal 1984, la competizione è divenuta la più importante del mondo, un vero e proprio Oscar alla creatività attribuito da commissioni selezionate di giudici dalle competenze articolate e riconosciute. Il livello è subito certificato dalle gemme vincitrici del settore coppie. Un particolare interessante: quando si guarda attentamente prima il pezzo di destra, poi il pezzo di sinistra di ciascuna coppia, si noterà facilmente che i due pezzi corrispondono esattamente in cromatismo, superficie e geometria della faccettatura. Non è la stessa pietra risistemata con un ritocco ma si può cadere in tentazione.

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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)
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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)
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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)

Primo posto tra le coppie ad una pariglia mozzafiato di tormaline Paraiba di 53,56 carati di Mikola Kukharuk (Nomad’s, New York). Ma anche i secondi ed i terzi in classifica sono da togliere il respiro. Tanzaniti di 49,36 carati e opale nero di 17,61. Sono tutti elementi che già singolarmente eccellono per equilibrio di saturazione e purezza. Ma il dato stupefacente è la loro perfezione nel farsi coppie ed il coraggio mostrato dai tagliatori per credere a questa possibilità sin dal progetto iniziale di segatura e sgrossatura. Infatti il tagliatore che crede di poter ricavare una coppia perfetta da un pezzo di grezzo scommette sulla riuscita di una soluzione di taglio e nello stesso tempo compromette il peso massimo che si sarebbe ricavato scegliendo di produrre una pietra singola.

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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)
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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)
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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)

Nella sezione Classici è significativo che la prima posizione sia stata assegnata ad uno zaffiro rosa (David Nassi, 15,30 carati). È un segno che i corindoni fancy sono ormai entrati nella piena dignità delle supergemme e che al top non ci dobbiamo aspettare necessariamente un rubino. Non ci facciamo ingannare dalla resa coreografica: al secondo e al terzo gradino del podio troviamo uno zaffiro del Madagascar da 38,48 carati (Allen Kleiman, A. Kleiman & Co.) e uno smeraldo colombiano da 5,80 carati di straordinaria purezza e senza trattamento di infiltrazioni di olio o sostanze esterne (Joseph Ambalu, Amba Gem Corp.).

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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)
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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)

Tra i gioielli classici ritroviamo ancora gli zaffiri rosa. Allen Kleiman (Kleiman & Co.) di San Francisco ha montato in platino questa coppia non riscaldata di 36,65 carati illuminata da diamanti per 5,09 carati (a sinistra). Al terzo posto della Categoria Evening Wear troviamo Caroline Chartouni di New York con un anello in platino ed immancabile zaffiro rosa di 8,09 carati assistito gocce e tondi (9,84 carati) e diamanti (8,67 carati). Le forme spigolose originano un design non convenzionale, sicuramente non consueto qui in Italia, che però funziona egregiamente per valorizzare l’associazione dei rosa e dei rossi.

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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)

Come al solito la sezione dei tagli innovativi spinge l’asticella della sperimentazione molto in alto. In particolare colpisce ancora il veterano del taglio artistico, John Dyer, con questo lavoro composito su una tormalina di 63,86 carati. La composizione combina faccette piane sulla corona ad uno sviluppo radiale del padiglione. L’effetto è però inedito rispetto alle precedenti realizzazioni. La cultura del taglio artistico è oramai una pagina classica della gioielleria mitteleuropea e soprattutto statunitense. Agli occhi di uno stilista italiano queste forme non sono familiari, ma è solo una questione di tempo poiché la tendenza futura è quella di ricorrere a tutte le possibilità dei tagli innovativi.

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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)

Ramo Incisioni. Questa crisocolla di un azzurro imprevedibile di 625 carati vale il primo posto per Meg Berry di Pala International, la rinomata azienda californiana celebre per le sue gemme da collezione.

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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)

Al secondo posto troviamo Dalan Hargrave (GemStarz Jewelry), con questo insolito camaleonte su sunstone denominato “Henry”. L’incisione su pietre è qualcosa che si situa a metà tra l’inserto in gioiello e l’object d’art. Possiede infatti una propria autonomia plastica, nella forma e nella struttura, che lo pone come un oggetto compiuto che può stare anche in vetrina per essere semplicemente ammirato.
 
La giuria non ha limitato il proprio interesse esclusivamente alle pietre “monstre”, quelle che per l’unicità dei grezzi hanno già il segno dell’eccellenza innata, prima ancora d’essere trasformate. Rodoliti e citrini possono bastare se la realizzazione è accurata ed esteticamente funzionante.

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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)

Questo paio di orecchini di Gregore Morin (Gregore & Jennifer-Rabe Jewelers) composto da perle freshwater e purple garnets è una chiara dimostrazione che un assetto geometrico ordinato ma insolito può rendere gradevole e prezioso l’utilizzo di pietre che non necessariamente hanno un valore commerciale elevato.

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(© Foto: Brian Moghadam Photography, AGTA)

Anche nel caso di questo gioiello di Ardeshir Dabestani (Asha Gallery) si ha la dimostrazione chiara che si può premiare lo stile, la geometria, il cromatismo anche al di là del valore intrinseco delle pietre utilizzate. In questo caso si sono combinati un citrino da 436 carati con berilli gialli, delle acquemarine decisamente chiare e diamanti. L’insieme ottiene un effetto moltiplicativo che rende più prezioso l’intero collier.

Il lancio internazionale di IGI Alumni Italy. Ed ora una nuova tappa a Vicenza

29/12/2017

 
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IGI Alumni Italy, l’Associazione promossa dall’International Gemological Institute che si prefigge di promuovere contatti e sviluppare relazioni nel mondo della gemmologia, ha lanciato il suo nuovo portale all’indirizzo www.igialumni-italy.org, notizia che ha avuto risalto anche a livello internazionale.

L'Italia è il primo paese ad aver lanciato, su scala mondiale, la Nuova Associazione Alumni del prestigioso istituto gemmologico di Anversa. Tramite il nuovo sito, collegato al portale internazionale di IGI International Gemological Institute, è fin d'ora possibile visualizzare per tutti l'elenco dei gemmologi associati, con le proprie credenziali in chiaro.

Grandi novità per il 2018. Partirà la Galleria Inclusioni, una sezione riservata ai soli membri contenente l'intero catalogo fotografico delle caratteristiche distintive delle pietre al fine del riconoscimento e dell'identificazione. Questo repertorio costituisce uno strumento preziosissimo per orientare il lavoro degli studenti, ma non solo. Infatti nella pratica di lavoro i gemmologi che hanno pur brillantemente superato le prove e ottenuto meritatamente gli attestati dovranno confrontarsi con un’infinità di casi che possono seriamente mettere a dura prova le loro capacità. La galleria si compone di oltre un migliaio di foto suddivise per pietra e per tipologia di fenomeno, frutto di un decennio di lavoro da parte del team di Luigi Costantini ed incoraggiato dall'International Gemological Institute, che verranno gradualmente distribuite corredate dalla descrizione gemmologica e dalla scheda tecnica.
 
Ulteriori novità, nel corso dell'anno futuro, sono rappresentate dagli sconti riservati ai membri, promossi da aziende partner, e dagli eventi gemmologici in programma nei prossimi mesi.
IGI Alumni Italy avrà il suo spazio durante l’imminente edizione di VicenzaOro January 2018. Potrai venire a conoscere l’Associazione e presentare domanda di iscrizione direttamente presso l’apposito stand durante i giorni di apertura della grande manifestazione fieristica internazionale.

La Rivista Italiana di Gemmologia riparte da VicenzaOro

29/12/2017

 
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In vista dell’uscita del numero 3 della Rivista Italiana di Gemmologia, il magazine gemmologico internazionale si appresta ad essere distribuito durante la prossima edizione di VicenzaOro January, la manifestazione internazionale del gioiello che si terrà a Vicenza dal 19 al 24 gennaio 2018. La partnership con l’importante evento fieristico sarà supportata dalla presenza nell’area Media delle copie, con la possibilità di sottoscrizione degli abbonamenti 2018.

Importanti novità attendono tutti gli appassionati: sul nuovo numero avranno nuove rubriche come Gemme D’Italia, nuovi campi ancora inesplorati come la gemmologia forense e nuovi articoli internazionali, come quello scritto dal pluripremiato tagliatore statunitense John Dyer.

E-Motion lancia il suo credit program

29/12/2017

 
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Grosse novità per E-Motion Diamanti. Negli scorsi giorni è diventato operativo il lancio del Credit Program, un nuovo programma riservato agli operatori del settore che desiderano acquistare diamanti con pagamenti a 30/60/90 giorni. Nel dettaglio, l’azienda campana offre fino a 10.000 € di credito sull’acquisto dei diamanti. Le modalità di adesione sono specificate nella sezione dedicata del sito. Si ricorda che l’iniziativa è valida solo per i diamanti presenti nel listino indicato e per i diamanti evidenziati in rosso nella piattaforma.

Attraverso quest’ultima iniziativa, E-Motion si conferma quotidianamente come partner qualificato ed attento ai bisogni dei professionisti e degli operatori del settore, in virtù della nuova evoluzione del mercato e delle nuove possibilità tecnologiche.

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