Sapere come si muove il mercato dei diamanti nel mondo asiatico significa capire le dinamiche che influenzano anche il mercato occidentale. Come riferimento consideriamo il dati relativi alla recente fiera di Hong Kong ritenuti validi strumenti per comprendere i cambiamenti in atto. Un dato su tutti: di diamanti se ne sono venduti di più in valore. Ma gli acquirenti cinesi, che rappresentano la fetta di compratori più ampia del mercato asiatico, ritornano a fare shopping con un criterio di domanda assai modificato rispetto ai tempi del "grande, pulito e bello". Se in passato acquistavano merce di elevata qualità oggi, invece, evidenziano richieste meno intransigenti sulla purezza, per grandezze da 0,70 ai 3.00 carati con purezza spesso di Si1-Si2. Il dato più importante è che sono disposti a pagare tra i 5% e il 7% in più rispetto alle tariffe ormai sedimentate nel mercato internazionale. Tale azione genera carenza sulle piazze di questa particolare tipologia di merce, quindi, quotazioni più nervose. Da Bangkok segnalano una simile tendenza da parte dei cinesi continentali. Adesso i rubini e gli zaffiri vanno bene pure da un carato, se vividi e saturi. Analizzando nel dettaglio la domanda generale rilevata a Hong Kong risulta una costante: la richiesta di lotti misti di misura sotto i 70 punti è generalmente in calo per le purezze IF-VVS mentre si rafforza la richiesta delle VS-SI1. La tendenza in India, invece, è di privilegiare l'effetto grandezza. Caldo l'interesse per le dimensioni big (2-6 carati). Più tiepide le offerte per l'eccellenza qualitativa. In tal modo si setaccia il mercato con l'intento di portare o far restare a Mumbai pietre del tipo descritto con sconti da Rapaport fino al 55%. Gli israeliani, riducendo i prezzi, hanno venduto bene diamanti di fascia superiore ai 0,70 in tutti i colori. Un ampio raggio di offerta. |
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Maggio 2019
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