Sberle d’autore Ma come? Martin Rapaport spara a zero contro De Beers dalle pagine del Rapnet? Abbiamo letto bene? Sì, è così. Vuoi vedere che per caso questo illustre personaggio, creatore di un listino e di una piattaforma che sono ormai istituzioni nel ramo dei diamanti, ha preso male l’annunciato ingresso del colosso della distribuzione nel delicato ramo dei diamanti sintetici? No, di fare storie per l’imminente sbarco dei diamanti sintetici, a Martin non importa un fico secco. Lo ha detto mille volte. I diamanti sintetici si autoregoleranno da soli con la messa a regime delle presse che manderanno giù i costi di produzione HPHT. Anzi, quello che farà De Beers gli piace un sacco. Farà sintetici a prezzi popolari? Tanto meglio, De Beers ha inventato Forever. Uno che brandizza un avverbio saprà pure come mettere i nomi, no? Ed il nuovo nome è Lightbox. Aspettate un anno, un anno solo, e tutti noi chiameremo così i diamanti sintetici. E si farà la corsa per venderli. Scommettiamo? Gli schiaffi arrivano per altri motivi. Per metterla giù brutale, qui ci si contende una nuova polpetta, una certificazione che manderà in soffitta tutti i certificati di ieri e dell’altro ieri. Si tratta della polpetta della tracciabilità, quella che farà sì che tutti i diamanti sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri. Più richiesti, più costosi, con più certificati. Quali diamanti avranno i titoli giusti?
Venetia, la miniera di diamanti De Beers da cui viene estratto il maggior quantitativo di prodotto in Sudafrica
Volpacchioni non c’è niente da ridere, state perdendo il business futuro dei diamanti Quei diamanti che potranno dire con voce autentica e documentata da dove provengono, chi li ha estratti, chi li ha lavorati, chi li ha distribuiti. In Italia su queste cose sorridiamo ancora compiaciuti come dei volpacchioni cinici che pensano di saperla lunga. I nostri clienti? Per loro conta solo il prezzo, chi volete che se ne infischi della responsabilità. Aspettate un pochetto, diciamo un paio d’anni, che la macchina mediatica si metta in moto e vedrete che si creerà una domanda di pietre etiche. I cinesi non avevano alcuna intenzione di comprare diamanti, anziché giade. Per loro il valore stava lì. Guardate ora, dopo qualche miliardo di dollari di promozioni. Basterà qualche altro film, basterà la rete, qualche ONG. E poi tutti i furbacchioni si ricrederanno e si metteranno a cercare questi nuovi diamanti con certificato di tracciabilità. E come al solito compreranno il pacchetto già fatto e confezionato. Allora perché Rapaport alza la voce e accusa De Beers di distruggere la trasparenza nel commercio dei diamanti? Perché i sightholders sono tenuti per contratto a non svelare che i propri diamanti hanno per fonte di materia prima proprio De Beers. Insomma il gigante dei grezzi non permette che a catena si riveli l’origine geografica dei diamanti, pur conoscendola con esattezza e pur potendola documentare. E di conseguenza la provenienza non può essere precisata sulle caratteristiche Rapnet da chi trasforma e taglia i diamanti di De Beers. Ma De Beers si sa togliere i sassolini dalle scarpe. Sapete cosa ribatte? Sei tu, Rapaport che ti vuoi appropriare del marchio De Beers, non noi a negarlo. Per un gioco, diciamo, di correnti favorevoli, la provenienza geografica potrebbe infatti già funzionare come patente etica. E lo potrebbe fare gratuitamente, come? Sfruttando lo schema di Kimberley che già bene o male protegge i diamanti grezzi di De Beers e di qualunque altro produttore al mondo. De Beers non vuole che si mettano altre targhe ai propri diamanti De Beers infatti è, come tutti i distributori di grezzo, assolutamente obbligato da Kimberley a garantire i passaggi della catena di approvvigionamento. Perché allora non sputa il rospo? Semplice, perché è obbligato solo a garantire che non c’è peccato. Ci dice: cari compratori della filiera di trasformazione e caro acquirente finale, io ti garantisco che conosco la totale legittimità dei passaggi. Non ci sono trucchi, non ci sono abusi, non ci sono etnie che si armano. Canada, Zimbabwe, Botswana, uguali sono. Quindi accontentatevi, nei contratti con i Sightholders ve lo spieghiamo bene, questa roba, nella fase estrattiva, è pulita. Conta la parola mia e voi non potete aggiungere né specificare alcuna provenienza. In altri termini, la provenienza ci garantisce la fiducia dei compratori? E allora deve avere un costo a parte. Conclusioni, il certificato etico deve essere spacchettato da Kimberley e venduto a parte Il litigio Rapaport-De Beers ci dice già una cosa importante. Il controvalore, quello che i grossi gruppi daranno in contropartita all’acquirente etico sarà il contenuto delle nuove piattaforme blockchain. Ed ormai su queste nei diamanti e nelle pietre ci stanno lavorando tutti. Da De Beers al GIA, a Gübelin, a Richline fino a IBM. In cosa consiste una blockchain? In un processo in cui si condividono risorse informatiche per registrare convalidare in maniera sicura informazioni quali i passaggi di lavorazione di una gemma con un proprio ID (certificato o iscrizione laser). Pensavate che le criptovalute fossero trovate eccentriche di qualche folle che smanettava in rete? Il sistema è lo stesso e funziona ancora meglio. La trasparenza, la sostenibilità ambientale, la legittimazione, la responsabilità. Sono tutte belle parole che evocano dei principi condivisibili. Ma sono parole che non presuppongono solo, come si spererebbe, la volontà di riabilitare diseredati, favorire svantaggiati, preservare territori, impedire purghe etniche. Queste sono belle parole chiave indispensabili per legittimare la costruzione di un aumento di valore nel diamante del futuro. Oltre a certificare le 4 C ci sarà una E che le blockchain in costruzione garantiranno in modo digitale e proprietario. La E di etica. E in questo business ci vogliono stare tutti, ma proprio tutti, senza dare punti di vantaggio agli altri. Inclusi Rapaport e De Beers. Il rilancio del Centro Orafo Oromare attraverso l'alta gemmologia. Meeting gemmologici e corsi IGI27/6/2018
Nascerà a Marcianise, nella rinnovata sede di Oromare, una scuola di studio ed alta formazione in gemmologia, che si affiancherà alle attività già messe a regime da IGI International Gemological Institute Italy per la formazione delle nuove leve del settore e l’aggiornamento degli operatori. L’iniziativa è stata presentata nel corso del Meeting Gemmologico IGI Alumni 2018 che ha riunito alcuni fra i principali esperti italiani ed internazionali del settore, gioiellieri, operatori del settore e studenti oltre a rappresentanti del mondo accademico ed universitario, del mondo del commercio, delle aziende produttrici di strumentazione scientifica e della certificazione gemmologica. Sempre in tema di formazione, è stato annunciata l’attivazione del Fondo For.Te. messo a disposizione da Confcommercio per l’aggiornamento continuo e la riqualificazione professionale gratuita dei dipendenti delle imprese. Le aziende che aderiscono al fondo hanno la possibilità di partecipare agli avvisi di For.Te. per accedere ai finanziamenti necessari per interventi formativi per il personale dipendente in forma gratuita. Il fondo è finanziato con un contributo dello 0,30% prelevato da quanto le imprese versano all’INPS. L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE Il dibattito sulla necessità di portare avanti nuove iniziative in tema di formazione nel campo della gemmologia, è stato introdotto dall’intervento dell’amministratore di Oromare Promogest Francesco Alberico e animato dagli interventi di Manuela Rossi (Docente di Mineralogia dell’Università di Napoli Federico II), Paolo Minieri (Presidente IGI International Gemological Institute Italy), Sergio Sorrentino (Editore della Rivista Italiana di Gemmologia), Roberto De Laurentiis (Presidente del Consorzio Antico Borgo Orefici e Federazione Orafi Campani) e Luigi Costantini (Coordinatore e Liaison Officer IGI International Gemological Institute Italy). L’attenzione si è focalizzata sulle sfide gemmologiche diventate così complicate tanto che l’uso di tecniche spettroscopiche d’avanguardia è considerato una necessità ineludibile per ogni laboratorio. “Nuovi sofisticati trattamenti e nuovi sintetici vengono immessi nel mercato con incredibile velocità e la loro identificazione richiede un aggiornamento costante delle conoscenze. I gemmologi devono recidere il cordone ombelicale che lì lega esclusivamente al microscopio. Il lavoro da farsi consiste soprattutto nell’adeguamento delle dotazioni strumentali – ha spiegato Paolo Minieri, Presidente di IGI International Gemological Institute Italy - Solo vent’anni fa nessuno avrebbe pensato che sarebbe stato obbligatorio sottoporre una gemma a spettrometria di massa LA-ICV-MS per identificare un trattamento sui corindoni. Poi si è cominciato a trattarli per diffusione al berillio e tutto è cambiato”. Una gemmologia quindi già avviata sulla strada della modernizzazione favorisce e richiede una fase di approfondimento che troverà a Marcianise uno dei punti di riferimento in Italia. I corsi tradizionali IGI vertono sulle tecniche di analisi e valutazione dei diamanti, sull’identificazione delle gemme di colore e relativa analisi qualitativa e sullo studio dei materiali organici. Ma il percorso da ora proseguirà con un primo ciclo di studi, organizzato da Gemtech, la struttura indipendente licenziataria per Napoli e Campania dei corsi IGI International Gemological Institute Italy, che è stato già avviato e si concluderà ad ottobre. In occasione dell’incontro di Marcianise, i professori Alberto Scarani e Francesco Sequino di MAGILabs e Gemtech hanno già proposto un corso avanzato sulla Raman, primo di quattro appuntamenti di approfondimento delle tecniche di indagine spettrofotometriche in gemmologia. Si tratta di un'offerta formativa avanzata che al momento è assente in Italia ed in Europa. Durante il convegno sono stati inoltre consegnati i diplomi gemmologici agli studenti che hanno concluso il recente ciclo di corsi dell’International Gemological Institute. OROMARE ELEMENTO CENTRALE PER LO SVILUPPO L’importanza della scelta del Centro Orafo Oromare quale sede della nuova scuola di formazione IGI, è stata sottolineata dal sindaco di Marcianise, Antonello Velardi: “Si tratta di un’iniziativa che qualifica il Centro che dopo fasi di ‘up & down’ ha superato l’impasse. Queste iniziative segnano l’importanza del territorio di Marcianise che è tornato ad essere centrale nel circuito produttivo nazionale e che sta aumentando la sua capacità attrattiva. Su questa capacità gli operatori devono far leva mentre all’amministrazione comunale toccherà il compito di creare le condizioni perché le aziende possano operare nel modo migliore possibile nel confronto con il mercato globale. La miglior difesa è l'attacco. De Beers, storico produttore e distributore di diamanti naturali, sta vedendo parte del fatturato intaccato dalla crescente immissione sul mercato di ingenti quantità di diamanti sintetici. Sono 16,2 i miliardi di dollari totalizzati dalle vendite di sintetici, con un trend in crescita del 50% per il triennio a venire. Qualcosa bisognava pur aspettarselo. Infatti le prospettive dei diamanti realizzati in laboratorio sono rosee per tre motivi.
La mossa del gigante Anglo American non è istintiva, ma al contrario ponderata. È in realtà una dichiarazione di guerra innanzitutto ai truffatori, quelli che rovinano la credibilità del prodotto naturale. La strategia è chiara. PRIMA MOSSA. Rendere il mercato dei diamanti sintetici qualità gemma, quindi utilizzabili in gioielleria, poco proficuo perché più facilmente smascherabile. In che modo? In primis investendo nella messa a punto e nella distribuzione di macchinari che individuano facilmente la natura del diamante, indipendentemente dal fatto che siano montati o meno. Sono strumenti generalmente designati black box, realizzati con sistemi automatizzati che tolgono gli operatori dall’imbarazzo della complessità del processo di identificazione. De Beers negli ultimi anni ha dirottato molte delle risorse che una volta, quando era monopolista, dedicava al marketing delle gemme, verso la produzione e la diffusione di scatole nere, le apparecchiature capaci di isolare i sintetici e tranquillizzare i produttori. In parole povere, ha ragionato così. Noi non siamo più monopolisti. Se continuiamo a puntare montagne di soldi sulla costruzione della domanda nel consumatore finale, non facciamo altro che creare propensione al consumo per tutti i diamanti. Mica solo i nostri, anche quelli dei concorrenti! SECONDA MOSSA. Questa è l’operazione che va analizzata attentamente. La domanda di diamanti naturali chi la ha creata? De Beers. Ricordiamocelo bene. FOREVER dal senso originale di “per sempre” ha cambiato significato. A partire da 80 anni fa FOREVER si traduce così: “coppie della media borghesia, uscite dai problemi economici, vi fidanzate e vi sposate? Dovete comprare diamanti”. Sì, è una traduzione lunga ma è abbastanza esatta. Allora io, De Beers, ho creato il consumo di massa di diamanti, OK? Adesso però i concorrenti hanno creato, senza che io De Beers lo volessi, la domanda di diamanti sintetici. Per anni abbiamo fatto i bravi e abbiamo dichiarato che questo non era un modello virtuoso. Perché avrebbe fatto vacillare la credibilità dei diamanti naturali. Ed è vero, De Beers ha sviluppato la tecnologia HPHT dagli inizi. Ma non ha mai prima d’oggi pensato di commercializzare diamanti sintetici. Ed ecco allora la mossa che scompagina la scacchiera. De Beers entra nel mercato dei diamanti sintetici. E lo fa con un listino molto basso - si parla di 800 US$ per una pietra da 1 carato al consumatore finale. E con adeguata, sostanziosa, robusta campagna pubblicitaria per far emergere e quindi differenziare il diamante di laboratorio rispetto all’analogo naturale. Si può ben comprendere che la notizia ha preso di sprovvista tutto il comparto orafo: un fulmine a ciel sereno. De Beers, in passato, ha sempre tranquillizzato. Nessuna confusione, lotta al mercato dei diamanti sintetici. Cerchiamo quindi di analizzare questa tattica del colosso multinazionale. È singolare vedere molti operatori invece strapparsi i capelli ed urlare allo scandalo. La tattica invece è semplicemente geniale. Inserirsi nella vendita dei diamanti sintetici ed abbassarne il prezzo è ciò che, più d’ogni altra cosa, può attualmente valorizzare il mercato del diamante naturale, core business del gruppo. Lo avevo già detto il grande Martin Rapaport nel 2013. Basta con la demonizzazione dei sintetici, conviviamoci poiché i prezzi caleranno. Più riduco il listino dei sintetici e più scaverò un solco tra i due mondi e li renderò, di fatto, non più prodotti concorrenti ma diversi. Non più comparabili perché destinati a profili differenti di consumo. Questo è l’esatto contrario di ciò che si proponevano di fare i produttori di sintetico, tipo Pure Grown Diamonds (ex Gemesis). Le vecchie politiche erano infatti tese a mantenere altissima la redditività. Le quotazioni del prodotto finito, creato in laboratorio, non si distanziavano troppo da quelle dell’omologo naturale. Il vero nemico del diamante naturale - hanno pensato alla De Beers - è un diamante sintetico che costa il 30-40% in meno. Non uno che costa un decimo. Se i prezzi dei diamanti sintetici crollano grazie all’ingresso in scena di De Beers che li trasforma in un prodotto di massa, il diamante naturale non può che mantenere (o addirittura incrementare) le caratteristiche distintive che lo hanno accompagnato nel corso dei secoli: valore, unicità, autenticità. Attraverso il nuovo marchio, Lightbox, verranno prodotti circa 500.000 carati di diamante grezzo sintetico l’anno. Per identificare le pietre ottenute in laboratorio e differenziarle dai diamanti naturali, le prime avranno un’iscrizione interna che non sarà possibile eliminare attraverso una semplice ripulitura della pietra – come avveniva in precedenza. Quindi, sempre più fossati tra naturale e sintetico. Le reazioni? Forse un po’ di pancia, è ovvio che prevalga l’incertezza. Il comparto orafo forse non ha tutti gli elementi per giudicare e teme che l’immissione sul mercato di tale prodotto mini la fiducia da parte dei consumatori privati. Ma sotto sotto, questo è un bel messaggio ai Millennials. Quei diamanti sintetici che vi propongono non sono etici. Sono cari. Scacco al Re. Vedremo. “L’anello icona si espande. I suoi colori diventano ancora più intensi e luminosi, nell’immutata purezza del design”. Con queste parole Pomellato presenta quello che è diventato un classico. Oltre alla linea essenziale il pezzo è entrato nella leggenda proprio perché la sua idea di base di fatto rende inutile l’incastonatura classica. Pomellato è un’azienda produttrice di gioielli, fondata nel 1967 su iniziativa di Pino Rabolini nel 1967: ha avuto un rapido successo ed è oggi un marchio top, rinomato soprattutto per lo stile ben definito e riconoscibile, fatto di linee curve e pietre colorate e semi-preziose tagliate in forme larghe e inusuali, spesso squadrate. Il cuscino alla base dell’anello "Nudo" è proprio un ottimo esempio di questa tendenza stilistica. Il "Nudo" è la quintessenza dell’essenziale e riflette la filosofia dell’azienda. La nascita di Pomellato risale al periodo in cui si affermavano i diritti delle donne e il prêt-à-porter e l’impostazione ne riflette ancora lo spirito. Qualche dato sugli ultimi anni? 20 nuovi negozi aperti e un fatturato che nel 2015 superava i 200 milioni di euro. Qual è il segreto costruttivo della pietra che riveste il “Nudo”? Molto semplice: al posto del padiglione classico il costruttore ha immaginato un gradino sagomato in modo tale da permettere alla pietra di alloggiare perfettamente nella struttura. Le altezze sono state individuate per fare in modo di restituire la luce nel miglior modo possibile. Ovviamente, rinunciando al gioco prismatico del padiglione, si ottiene una brillantezza che non è l’ideale ma resta comunque idonea ad illuminare la tavola tutta brio e priva di corona. È stata soprattutto l’introduzione dell’anello “Nudo” da parte di Pomellato a far arrivare in tutte le vetrine il topazio "London Blue". Si tratta della varietà più scura tra i blu del topazio ed è, tra tutte, sicuramente la più pregiata. Il London blue è il fratello più nobile e prezioso della famiglia dei topazi azzurri, tutti ottenuti con un processo controllato di irraggiamento. Il London si presenta con una serie di saturazioni uniche che spaziano da un cobalto grigio, ad un blu elettrico per arrivare ad una nuance petrolio. L’altra varietà più pregiata di topazi azzurri è la Swiss Blue, con toni accesi di blu che superano le migliori saturazioni delle acquemarine. Dal 2013, quando la maggioranza delle sue azioni fu acquistata dalla holding multinazionale francese Kering – di cui François Pinault è amministratore delegato – Pomellato è passata da 42 punti vendita monomarca a 62, di cui 40 gestiti autonomamente dall’azienda. In totale ci sono più 500 rivenditori autorizzati e nel 2016 sono stati aperti nuovi negozi, in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone. Pomellato vende in tutto il mondo ma i gioielli sono fabbricati sempre a Milano in modo artigianale e anche il taglio e la rifinitura delle gemme grezze avvengono nell’officina di Pomellato, contrariamente a quanto fanno altre aziende di gioielli che si limitano a montare le pietre. Il cauto ottimismo dell’ultima edizione dell’evento orafo campano fa ben sperare per la nuova edizione di Tarì MondoPrezioso, la fiera che dall’11 al 14 maggio permette alle 400 aziende del centro orafo di Marcianise (CE) ed ai 100 espositori esterni provenienti dai vari distretti orafi italiani di mostrare le novità del settore ai visitatori. L’area espositiva di questa edizione sarà dedicata al mondo dell’alto artigianato, al gioiello etnico, a quello per matrimonio e quello per bambino, grazie al “Bridal Rings&Jewels”, all’Area Demo dedicata ai Maestri Artigiani del Tarì ed al Focus sui gioielli estrosi e di tendenza “T-Urban Mania – Gioielli etno chic”, con un’originale mostra-evento chiamata “Gioielli e Turbanti” in cui nella giornata di sabato 12 maggio alle ore 15, 10 modelle indosseranno gioielli e turbanti in un’esplosione di colore. E-Motion Diamond e Paolo Minieri Pietre / Evoluzione, moduli 173-174, parteciperanno anche a questa edizione di Tarì MondoPrezioso con le novità per l’estate 2018. Presso E-Motion sarà possibile acquistare gli esclusivi anelli della collezione “Fiocco”, nelle varietà con citrino, ametista e topazio azzurro, e gli anelli della collezione “Carmen”, nelle varietà con rubino, smeraldo, zaffiro e diamante. Paolo Minieri presenta invece due collane di altissima gioielleria in esclusiva per la fiera. La prima è una collana con perle di acqua dolce con pietre faccettate varietà acquamarina, berillo aureo e morganite. La seconda creazione è una collana composta da fili di berillo varietà acquamarina, con pietre faccettate varietà morganite e acquamarina. Una visione stilistica che è partita da lontano: dalla selezione delle gemme da parte del buyer, all’ideazione, al disegno e alla realizzazione pratica da parte dell’orafa. Lustro e saturazione hanno portato ad un risultato che saprà certamente far colpo. Confederazione Nazionale Artigianato (CNA) e Oromare Promogest, società che si occupa della gestione del Centro Orafo Oromare di Marcianise (CE), hanno suggellato il patto per lo sviluppo durante la conference “Eccellenze artigianali in Oromare” del 13 aprile 2018, che segue l’apertura di una sede CNA all’interno del Centro. La conferenza ha ospitato l’intervento del Dott. Francesco Alberico (Amministratore Oromare Promogest), con un excursus sulle idee e sui motivi che spinsero verso l’apertura del Centro; l’intervento del Dott. Salvatore Di Villo (Vice Presidente CNA Campania Nord) sul ruolo fondamentale della CNA per dare valore all’artigianato ed alla piccola-media impresa, oltre all’intervento del Dott. Andrea Santolini (Presidente Nazionale CNA Artistico e Tradizionale) sull’importanza che riveste per il territorio casertano l’apertura della sede operativa CNA ad Oromare. In chiusura, infine, gli interventi di Marina Martinelli (Stella Marina) e del Sindaco di Marcianise. La crisi del Made in Italy è probabilmente la crisi di un sistema produttivo che ha cercato di inseguire obiettivi oramai irrealistici. Oggi la competizione impedisce ai produttori italiani di agire sulla riduzione dei costi deprimendo il valore aggiunto della qualità. Oromare e CNA, Confederazione Nazionale Artigianato, possono trovare una significativa saldatura dei propri interessi promuovendo un processo di qualificazione, di promozione della qualità e di promozione internazionale del valore aggiunto più prezioso: la creatività. La pausa che si è determinata dopo le note vicende che hanno rallentato lo sviluppo di Oromare può allora essere addirittura una risorsa per ripensare lo sviluppo di realtà artigiane estremamente raffinate e potenzialmente molto competitive che si sono insediate nel Centro di Marcianise. Dall’intensa giornata del 13 aprile sono giunti i primi segnali di una strategia che potrà gettare i semi di una nuova rete orafa basata sulle alte tecniche di lavorazione, sulla creatività e sulla qualificazione gemmologica. Oltre ad una numerosa delegazione di giornalisti internazionali, in sala tra i presenti figurava anche l’Associazione Oroitaly, con il suo Presidente Generoso De Sieno ed il suo Segretario generale Gianni Lepre, Associazione che mette insieme le PMI orafe per rafforzare la coesione e potenziare l’internazionalizzazione. L’inganno diamanti da investimento. Non era vero che era impossibile farsi risarcire dalle banche17/4/2018
Qualcuno sta ottenendo dalle banche soldi a titolo di risarcimento per quei diamanti, denominati in modo ingannevole da investimento che sono stati venduti dagli istituti di credito in modo ambiguo ricorrendo a contratti di intermediatori. Decine di migliaia di risparmiatori sono stati truffati, convinti dagli sportelli bancari di poter rientrare facilmente delle cifre investite nel momento in cui avessero voluto rivendere i diamanti acquistati. Se n’è parlato molto e con molta rabbia da parte dei consumatori nel corso dell’ultimo anno e mezzo. La questione sembrava chiusa all’italiana, con un bel pronunciamento dell’Antitrust, delle multe tutto sommato irrisorie rispetto ai volumi negoziati e tanti saluti. E solo i clienti con un portafoglio amplio pareva avessero il potere contrattuale di rinegoziare quelle pietre. La novità è che per molti piccoli risparmiatori è ora possibile ottenere un rimborso, grazie soprattutto a Federconsumatori che comunica di aver ricevuto una risposta positiva in merito da parte dei vertici di Unicredit e di Banca Intesa. Per il momento nessuna risposta, invece, da parte di BPM e da Monte dei Paschi. Per il momento le prime restituzioni da parte degli istituti di sta concretizzando in Emilia dove le transazioni ingannevoli erano state alquanto numerose. Sono almeno 400 i risparmiatori che si sono rivolti allo sportello Federconsumatori di Reggio Emilia, a cui si aggiungono i 650 della provincia di Modena, con un investimento medio che si aggira tra gli 80.000 ed i 100.000 euro. La storia potrebbe non finire qui. Le multe di oltre 13 milioni di euro che l’Antitrust ha inflitto ad Unicredit, Banco Bpm, Intesa San Paolo, Monte dei Paschi di Siena ed ai broker dell’intermediazione, Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investment potrebbero non aver intaccato che la punta dell’iceberg, secondo Veroli, vicepresidente dell’Associazione. L’indagine dell’Antitrust potrebbe far detonare una crisi più ampia in quanto nelle vendite mascherate da investimento pare sia coinvolto anche un terzo intermediario, Diamond Love Bond, e una cinquantina di banche del credito cooperativo. L’intenzione di Federconsumatori, nel caso in cui la conciliazione e/o la class action non dovessero sortire gli effetti previsti, è quella di arrivare fino alle soluzioni individuali giudiziarie, l’ultima possibile iniziativa visti i tempi, le risorse ed i costi. CNA, la Confederazione Nazionale Artigianato, sceglie Oromare per l'apertura della sua nuova sede operativa. Il centro orafo di Marcianise (CE) annuncia quindi una serie di iniziative che partiranno già nel breve termine e studiate da CNA in sinergia con Oromare Promogest.
Il primo step è l'appuntamento del 13 aprile 2018 alle ore 10:30. L'Auditorium del centro orafo Oromare ospiterà la conferenza "Oromare & Eccellenze Artigianali". Per l'occasione saranno presenti anche gli organizzatori della mostra internazionale “La pittura dopo il post modernismo”, ospitata dalla Reggia di Caserta dal 16 aprile al 16 giugno. Grazie a CNA, partner dell'evento, Oromare è stata inserita nel tour delle Eccellenze casertane. A breve, per gli appassionati di gemmologia, Oromare ospiterà come al solito l'evento IGI International Gemological Institute Alumni dedicato agli approfondimeti gemmologici. L'edizione di quest'anno ospiterà alcuni excursus molto attuali che porranno il centro orafo campano al centro della discussione gemmologica. |
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